Datteri ripieni di Biscuit Rose

Datteri ripieni di biscuit rose


Anche da voi fervono i preparativi per San Silvestro e il cenone? Ancora non ci siamo stufati di mangiare e di spadellare eh? No di certo!
Quindi oggi un suggerimento proprio adatto a un post cena delle feste, non mi venite a dire che adesso state lì a vedere kcal più kcal meno? Ormai ne riparliamo dopo la Befana! Insomma che sia stata leggera o impegnativa la cena ad un dattero non si dice mai di no. Giusto? Di solito si farciscono con noci, mandorle e frutta secca, c'è anche chi usa ricoprirli di cioccolato (o anche chi opta per versioni salate). Ma mettete che nel cassetto magico della vostra cucina avete proprio la poudre de biscuit rose di Reims, oppurtunamente acquistata da queste parti e tenuta gelosamente da conto per utilizzarla sotto le feste. Mettete che poi in cantina avevate anche messo da parte quello champagne proveniente sempre da zone limitrofe, restando sempre a tema... chiaramente rosè, che casualmente con cui i bisciut rose va a nozze. E mica si gioca qui!! Alla fine non vedevo l'ora di provare il connubio dopo tanta attesa. Il risultato è piaciuto a tutti.

Prima di passare alla ricetta approfitto per farvi anche un sincero augurio di un ottimo Nuovo Anno pieno di gioia e in cui possiate realizzare quanto desiderate di più bello.


DATTERI RIPIENI DI BISCUIT ROSE

200 gr di datteri biologici denocciolati
125 gr di poudre de bisciut rose
100 gr di burro
100 gr di zucchero
1 cucchiaio di kirsch o rum

Aprire i datteri senza romperli
Con un cucchiaio amalgamare il burro con lo zucchero, via via aggiungere la polvere di biscotti e il kirsch. Mescolare tutto.
Aprire bene i datteri senza romperli e farcirli con il composto, il consiglio è di usare le sante manine per compattare il ripieno all'interno.
E adesso? In forno? No! Vi stavo fregando? No, sono pronti. Un spolverata di zucchero a velo e via.

A postcard from Rome...


merry christmas

ABETE BELGA DI PIAZZA SAN PIETRO



Auguro a tutti i lettori più o meno assidui, a chi si trova qui a passare per caso, a coloro che entrano nella mia cucina spiluccano qualcosa e vanno via, a coloro che si fermano a cena, a quelli che si accomodano sul divano, a chi è di passaggio e a chi ancora non è passato, un meraviglioso Natale e un buonissimo anno nuovo.
Grazie per il vostro calore e l'affetto che ogni giorno mi avete regalato.
Passo solo a qualche rapido consiglio , per chi non è così paziente, e proprio il panettone e il pandoro in casa per quest'anno non ha avuto voglia di prepararselo... Quindi DOVE COMPRARE UN OTTIMO PANETTONE A ROMA?

Dunque dunque nella capitale sicuramente il trofeo del miglior panettone è conteso tra l'Antico forno Roscioli e la pasticceria delle meraviglie, ossia Cristalli di zucchero. Acquistati tutti e due in anni diversi bè è difficile eleggere il vincitore, ma forse Cristalli... :) Ehm non saprei.
Di anno in anno non mi faccio mancare il l'Offella di Perbellini, questo dolce è tipico di Bovolone, Verona, soffice è dir poco, a Roma riesco a trovarlo presso l'enoteca la Barrique a Rione Monti, insieme anche al pandoro.
Per chi si trova bene a restare a Roma sud e non vuole proprio avventurarsi per il centro un buona altenativa è la pasticceria Cecere a Magliana, con discreti dolci di Natale artigianali e quindi per par condicio anche chi si trova a Roma nord e non ha voglia di avventurarsi per il centro, consiglio un salto alla fabrica della Gentilini, è si, qui non si sta più parlando di produzione artigianale... ATTENZIONE ATTENZIONE! Elisakitty è impazzita! :)
No, però mi sento di dire che trovo la "delizia romana" mediamente buona.

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INDIRIZZI:

Roscioli
Via dei Giubbonari, 21
00186 Roma
06 6875287

Cristalli di zucchero
Via di Val Tellina, 114
00151 Roma
06 58230323

Vineria la barrique
Via del Boschetto, 41
00184 Roma (Lazio)
340 6829233

Cecere
Via Salisburgo, 2
00144 Roma
06 52279850‎

Gentilini
Via Tiburtina, 1300
00131 Roma
06 4123571

Panpepato ai profumi della Cina

pan pepato

Il dolcetto Natalizio per eccellenza da me è il panpepato. Ho scoperto essere di origine Umbra ma io credo sia un pò diffuso in tutta Italia, quantomeno al centro.
Questo è un dolce che se mangiato solo in piccolissima quantità copre il fabbisogno calorico di una persona per un giorno intero, si è davvero un dolce ricco e spudoratamente goloso. Può essere utilizzato per fare dei regalini sotto Natale, è anche di facile realizzazione. Il mio suggerimento è proprio quello di farlo per regalarlo, altrimenti se lo avete in casa la tentazione di mangiarlo tutto sarà davvero forte!
Il panpepato direi che ha un aspetto davvero poco bloggabile, infatti a me ha sempre ricordato i famosi "brutti ma buoni", tuttavia a casa mia senza panpepato non sarebbe Natale!
Qui trovate una foto ricetta con lo stesso procedimento che uso io, però, c'è un però, siamo o no sempre alla ricerca di quel gusto particolare? Di quell'abbinamento insolito? Abbiamo il cassetto delle spezie che quando lo apriamo sembra di essere un Suk marocchino? Allora perchè non usare tutte quelle a "tema Cina"? Detto fatto! Vi presento il panpepato 2009, tirato a lucido e messo in ghingeri per queste feste...

PANPEPATO AI PROFUMI DELLA CINA (2 panetti grandi)

100 gr di nocciole sgusciate
100 gr di mandorle sgusciate
100 gr di noci sgusciate
70 gr di arancia candita
100 gr di zenzero candito
200 gr cioccolato fondente
200 gr di miele
1 o 2 cucchiai d'acqua
1 o 2 cucchiai di farina
Pepe di sechuan
anice stellato
5 spezie cinesi

Sbucciare tutta la frutta secca, tostarla un minuto in padella, riporla in un capiente piatto fondo. Aggiungere l'arancia candita tagliata, lo zenzero, sminuzzare la cioccolata. Unire il tutto mescolando insieme alle spezie e a una buona macinata di pepe.
Sciogliere il miele con poca acqua a fiamma dolcissima scioglierlo e farlo iniziare a bollire. Spegnere e versare il liquido nel piatto con la frutta secca, i canditi e il cioccolato, il cioccolato si sciogliera con un cucchiaio di legno continuate a mescolare fino ad ottenere un composto ben mescolato. Aggiungere uno o due cucchiai di farina per rendere il composto facile da maneggiare per compattarlo in panetti.
Infonare i panetti a forno preriscaldato a 180° per 10 minuti e lasciare freddare senza toccarli perchè altrimenti si sformano.
Può essere conservato ben avvolto in carta stagnola per oltre un mese.

Vin brulè

Vin brulè

Mi sono messa d'impegno a cercare un pò lo spirito del Natale. Complice la serata Voiello, incontro davvero gradevole, occasione per incontrare "vecchi" e "nuovi" blogger scambiarci gli auguri e fare quattro chiacchiere in ambito foto-culinario (grazie ancora agli organizzatori e alla taberna Recina che ci ha ospitati), e anche un inaspettato Christmas trees' tour per Roma, forse forse ci sono quasi.
Dai ammettetelo, quando si è almeno in due, Natale è più bello... Ma che pensate? Oggi torna il fratellino dalla Francia! Famiglia al completo e tutti pronti per affrontare i festeggiamenti che di qui ad una settimana impazzeranno per 3 giorni di seguito a casa della sottoscritta!
Visto che vi è particolarmente piaciuto il post prefestivo a tema alcolico, questo sabato si ripete. In tutta la penisola imperversa freddo e neve, il consiglio è quindi quello di scaldarsi le mani intorno ad un bicchiere bollente di vin brulè - Glühwein, profumatissimo di spezie adatto ad una serata di coccole con il caminetto acceso e l'albero di Natale scintillante alle spalle. Mica si direbbe che sono un'inguaribile romantica? Scherzate!
Il segreto chiamamente è quello di usare un buon vino profumato di frutti rossi, come un Pinot nero ma anche del barolo, meglio se il vino sia corposo.
Le varianti che questa bevanda assume sono numerossisime c'è persino la versione in bianco la versione che aggiunge la mela, l'arancia o il mandarino. La versione con solo chiodi di garofano e la versione con un tripudio di spezie, quale ho scelto? Quella che mi piaceva di più. Il profumo dell'anice stellato dona freschezza alla bevanda come i chiodi di garofano che inebriano con il loro profumo, la cannella conferisce l'aroma inconfondibile del Natale.

VIN BRULE' (1 bicchiere)

Pinot nero
2 chiodi di garofano
1 stecca di cannella
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 anice stellato

Scaldare la quantità di vino necessaria in una casseruola, utilizzando un livello di fiamma moderato, aggiungere le spezie e lo zucchero terminare la cottura mescolando senza far prendere bollore, altrimenti tutti gli aromi del vino sfumano via.
Abbassare ulteriormente la fiamma e continuare l'infusione per 15 minuti.
Si trovano molte ricette che suggeriscono di bollirlo a mio parere se il vino che state usando è un buon vino la scelta migliore è solamente quello di scadarlo per far emergere il bouquet di profumi.
Versare il vino bollente in tazze o bicchieri e servire.

Tortine allo yogurt e Mirtilli

Tortine ai mirtilli

Quest'anno proprio non mi sembra Natale, non lo so, passo per i vostri blog e mi sembra di respirare tanta allegria tanti colori delle feste e profumi di biscotti alla cannella, ma da parte mia ho l'impressione che ancora tutto così lontano.
So che molti di voi si sono dati a colazioni a base di panettone e pandoro, io ancora no, così ho preparato queste tortine che sono ideali, non solo per la colazione, ma un pò per tutta la giornata.
Non sono dei veri e propri muffin, restano piuttosto umidi e non lievitano come i primi, ma potete anche farli in versione muffin-esca senza sciropp. Ho notato che la ricetta che ho utilizzato è abbastanza simile a quella che propone Imma per i sui blueberry muffin, che a sua volta viene da Giallo Zafferrano.
Vi ricordate quanto fanno bene poi i mirtilli? Favoriscono la microcircolazione e proprio per questo sono perfetti per le donne, che dovrebbero assumere l'estratto quotidianamente, ho preso in farmacia il "concentrato" di questo frutto per assumerlo tutte le mattine. Alla fine è stato più forte di me inserire la "cucchiaiata" che avrei dovuto prendere in questi dolcetti. Queste tortine sono sicuramente più light della fetta di pandoro (ma non vi preoccupate! Non me lo farò mancare ancora per molto!)

TORTINE ALLO YOGURT E MIRTILLI

300 gr di farina 00
200 gr di zucchero
60 gr di olio di semi
150 ml di latte
150 gr di mirtilli freschi (o anche congelati)
2 uova codice "0"
1 yogurt bianco
1/2 bustina di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale
50 gr di estratto di mirtillo concentrato
50 gr di zucchero a velo

Unire prima di tutto gli ingredienti liquidi: sbattute le uova con il latte, l'olio, lo yogurt. Aggiungere al composto liquido lo zucchero sempre mescolando rendendo il composto spumoso. A questo punto passare agli ingredienti solidi quindi unire la farina con il lievito e il bicarbonato, con il sale e setacciare il composto farinoso all'interno del primo composto liquido. Per finire aggiungere anche i mirtilli all'impasto.
Riempire per 3/4 i pirottini con il composto e infornare a 180°, quando il forno sarà già ben caldo.
Cuocere per 30 minuti (forno statico).
Nel frattempo scaldare in un pentolino l'estatto di mirtillo e aggiungerci lo zucchero a felo per ottenere uno sciroppo abbastanza corposo.
Quando le tortine saranno sfornate aspettatate una ventina di minuti e poi versare un cucchiaio di sciroppo sopra ognuna.

Risotto con zucca bianca, fonduta di taleggio e arancia

Risotto zucca taleggio e arancia

La conoscete la zucca bianca? Per me è stata una piacevole scoperta. Certo ammetto che la zucca arancione ha decisamente il suo fascino, volete mettere quanto è più coreografica con il suo colore deciso e la sua polpa carica di carotene che ci fa tanto bene per disintossicarci persino dall'inquinamento atmosferico? Si però, giusto per saperlo c'è anche lei, la sorellina meno nobile e più delicata la signorina zucca in bianco! Meno saporita della arancione, la sua polpa non è completamente bianca ma con una tendenza al giallo, per utilizzarla la cosa migliore forse è friggerla per renderla un pochino più saporita oppure farci una confettura.
Tutto sommato, la versione risotto non è stata una cattiva idea a patto di insaporirlo con qualche ingrediante che conferisca al piatto sapidità senza però sovrastarne del tutto il sapore. Poi, diciamocela tutta, quest'anno ancora non credo di avervi tediato molto con la zucca no? Quindi una nuova proposta per il classico risottino quest'anno ci voleva!

RISOTTO CON ZUCCA BIANCA, FONDUTA DI TALEGGIO E ARANCIA

200 gr di riso carnaroli ( o per risotti)
200 gr di zucca bianca
150 gr di taleggio
50 gr parmigiano
poco latte
brodo vegetale (sedano carota e cipolla)
la scorza grattuggiata di una arancia bio
cipolla
olio evo
sale
noce moscata

Preparare il brodo facendo bollire sedano carota e cipolla fino a che non sarà sufficentemente ristretto. Scaldare in padella dell'olio con un fondo di cipolla, pulire la zucca tagliarla a dadini e iniziare la cottura in padella. Dopo una decina di minuti aggiungete il riso e cominciare a tostarlo fino a che non diventa trasparente, a questo punto cominciare ad aggiungere il brodo via via che si ritira, fino a che il riso non sarà cotto. Sciogliere i dadini di taleggio nel latte in una casseruola, grattare la noce moscata e aggiungere il parmigiano grattugiato. Quando il risotto sarà quasi cotto aggiungere la fonduta di taleggio mescolare un minuto, aggiungere la scorza d'arancia e servire.

Per ultimo ma non per importanza, un grazie particolare va a Precisina, per aver organizzato il simpatico incontro di sabato a tema "panettonesco" e Le Franc Buveur, è sempre un piacere incontrarli per fare 4 chiacchiere in ambito culinario e cogliere l'occasione (chiaramente se no che foodblogger saremo!) per mangiare qualcosa insieme. A giovedì ragazzi!

A typical polish evening...

<vodka



Ma come Elisakitty che posta di sabato? Era da tempi immemori che non si verificava questa circostanza, ma proprio perchè odio cadere nella solita routine oggi post semifestivo! Dato che quello che vi vorrei raccontare è una proposta da weekend in effetti e io la vedrei appropriata ad un sabato sera, ve la beccate ora.
Mi è stato chiesto qualche sera fa: "ma tu bevi super alcolici?" la risposta è stata "dipende se sono buoni, si" quindi si parlava di vodka polacca e in particolare della Zubrowka, la famosa vodka con il filo d'erba. Pare che questa particolarissima erba raccolta esclusivamente nella foresta Bialowieza, situata lungo il confine tra la Bielorussia e la Polonia, conferisca a questa vodka un aroma inequivocabile. La parte bella viene adesso, in questa verdissima foresta patrimonio dell'Unesco tra l'altro, pascolano i bisonti, infatti in America la Zubrowka è chiamata "Bison Grass Vodka", l'erba che mangiano i bisonti viene inserita nella bottiglia, tuttavia in Polonia amano dire che è l'erba su cui i bisonti fanno tanta plim plim :) per questo la loro vodka è così buona! A voi scegliere la versione che più vi aggrada. Intanto qualche consiglio su come bere questa vodka, avevamo parlato di caviale e blinis, ma se proprio il vostro compagno di bevute non ama il pesce, bè è necessario ripiegare su altro. Quindi mi sono ricordata come avevo bevuto questa vodka a Cracovia:

TATANKA - ZUBROWKA & APPLEJUICE (1 bicchiere)

1/3 di Vodka
2/3 Succo di mela
1 stecca di cannella
ghiaccio

Tagliare a spicchi la mela privandola del torsolo e usare la centrifuga per ottenerne il succo, se non avete la centrifuga grattuggiarla e ricavarne il succo tramite un colino. In alternativa comprate del classico succo di mela al supermercato, ma intuite da soli quali sono le differenze.
Sul fondo del bicchiere mettete un pezzettino di cannella, riempire il bicchiere di ghiaccio versare la vodka e il succo e mescolare.
Cin cin!


Adesso scusatemi ma devo far un saltino ad assaggiare il panettone da Precisina! :)

Zeppole di pastacrisciuta

Zeppole di pasta crisciuta


Come vi avevo promesso, oggi una ricettina napoletana e questa possiamo davvero definirla sciuè sciuè. Non avevo mai provato le zeppole salate, per me l'unica versione esistente era quella dolce con la crema, ma il mondo è bello perchè è vario e con 4 giorni a Napoli ne ho imparate di cosine interessanti e qui potrei cadere in divagazioni sul tema del "viaggio" di quanto arricchisce lo spirito di quanto apre la mente, ma sarebbero discorsi che avrebbero ben poco a che fare con l'ambito culinario. Quindi ciancio alle bande e parliamo di questi fritti, il nome nasce dal fatto che sono palline di pasta lievitata per questo ricresciuta, la versione dolce è prevalentemente usata per la festa di San Giuseppe, invece la salata, come si definirebbe in gergo è uno street food da consumare bollente mentre si cammina tra le vie affollate del centro. La ricetta ve la riporto così come me l'ha spiegata Erminia, napoletana Doc, che invece di dire "zeppole" come direi io, diceva "seppole". Mi sono chiesta quante varianti ne esistono e se c'è un fil rouge che accomuna, per così dire, tutte le zeppole d'Italia, a quanto pare no. L'etimologia del termine porta a idee davvero discordanti, quindi ci rinuncio e mi gusto questa delizia senza troppe domande!!

ZEPPOLE DI PASTACRISCUITA (20 circa)

250 gr. farina
1/2 cubetto lievito di birra
acqua
Olio di semi
sale

Sciogliere in poca acqua tiepida il lievito.
In una terrina unire la farina, il sale e via via acqua, mescolando con una forchetta. Bisogna ottenere un impasto colloso, che si attacca alle pareti e che non è possibile mageneggiare. Coprire con un panno e lasciar riposare un ora e mezza al caldo. Prelevare parti di impato con un cucchiaio e farle cadere con l'aiuto di un altro nell'olio bollente.

Napule è...

caffè Gambrinus

Saltino a Napoli e ritorno... Al volo al volo, giusto quei giorni necessarissimi a staccare dalla solita routine romana, ritemprarsi, per ricominciare meglio (si spera!).
Mi piacebbe descrivervi la "giornata tipo" che io trascorrerei di nuovo a Napoli se ci tornassi, in stile Lonely Planet, per intenderci.
Quindi augurandomi che abbiate passato anche voi un buon ponte dell'Immacolata ecco la giornata napoletana di un foodblogger...

Sveglia presto per dirigesi a Piazza Plebiscito, per dare un occhiata al centro storico e soprattutto fare una sosta per la colazione al bar Gambrinus, irrinunciabile caffè e sfogliatella.
Passeggiare per Galleria Umberto I e poi via Toledo.
Raggiungendo via Tribunali, per chi non l'avesse vista è consigliatissima la visita a Napoli sotterranea: cunicoli strettissimi e bui che si attraversano con l'ausilio di una candela, portano in ambienti sotterranei scavati nel periodo romano.

Napoli sotterranea

Inoltre entrando dentro un abitazione e scendendo nella "cantina" si va alla scoperta di un antico teatro Greco Romano. Insomma se ancora non l'avete capito ne sono rimasta entusiasta.
Cominciate ad avere un certo languorino? Già è ora di pranzo! A piedi è possibile raggiungere Timpani e Tempura timballi, timpani e cucina "povera" del territorio, davvero interessante. Mi sto mangiando ancora le mani, già mi sono scordata il nome del buonissimo Aglianico consigliatoci.
Se vi trovate a Napoli per l'8 dicembre non potete esimervi di certo dalla passeggiata tra i vicoli strabordanti di folla e di presepi, di luci e improbabili gadget natalizi di San Gregorio Armeno e delle vie circostanti.
Sosta caffè da Scaturchio e chiaramente merenda! :)
No non ci si fa proprio mancare nulla!! Pastiera o babà? Ma xchè non struffoli? Scegliete voi!

Insegne

Dal profano al sacro, la Cappella di San Severo, merita una visita per l'impressionante scultura del Cristo Velato, che riesce a rapire l'attenzione anche di chi, come la sottoscritta, non è appassanionata di arte e rappresentazioni sacre.

La sera è d'obbligo la pizza, o no? Da Michele o da Sorbillo? Bè questa volta ha vinto Sorbillo. Che ve lo dico a ffà? Per i romani fan delle Gatta e di Sforno come me, viene da chiedersi se riusciranno mai ad esportare quelle consistenze e quel risultato finale.


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Caffè Gambrinus
Via Chiaia, 1
Tel. 081.417582

Timpani e Tempura
Vico delle Querce, 17
Tel. 081.5512280
Aperto dalle 10 alle 21

Scaturchio
Piazza San Domenico Maggiore,19
www.scaturchio.it

Sorbillo
Via Tribunali, 32
Tel. 081.446643

Polenta al sugo di coppa piccante

Polentina al sugo

Che volevamo far venire l'inverno senza nemmeno prepararci una polenta buona e fumante? E no! Già l'anno scorso c'avevo provato e quest'anno? Detto fatto, ci mettiamo subito a lavoro.
Pronti con il paiolo di rame, la farina di granturco gialla e la pazienza. Arriva mia nonna in casa e mi fa: "Ovvia, oggi fai la polenda?", già, lei toscanissima, l'ha sempe chiamata così "polenda" pensavo sbagliasse invece se si va a vedere l'etimologia di questa parola mia nonna non si è inventata nulla. Polenta o polenda deriva da: poltiglia e focaccia il nome risale niente popodimenochè al tempo dei romani (quindi più o meno dai tempi di mia nonna! Ahahaha! Rido solo io vero? Bè pazienza, lo so la battuta era vecchia).
Adesso non gridate subito all'eresia, ho fatto il sugo ma non ho resistito alla tentazione di usare loro, quasi mi dispiace toglierli dalla cantina sono davvero coreografici, ma era arrivato il momento e così la polenta o polenda di oggi siore e siori... E' con un sughetto di pachino. E le spuntature? Bè le spuntature, anche no, per me grazie! Però avevo questa coppa qui, che arriva dritta dritta e fresca dall'Abruzzo ed è fatta artigianalmente. E' sempre polenta con sugo di maiale in fin dei conti no? Però il sugo resta decisamente più fresco e acidulo.

POLENTA AL SUGO DI COPPA PICCANTE (x 2)

750 gr di acqua
160 gr di farina per polenta (mezza confezione)
200 gr di pachino (o di pelati)
150 gr di coppa di maiale
70 gr di pamigiano
sale
olio evo
cipolla
sedano
peperoncino

Tritare finemente la cipolla e il sedano lasciati soffrigere lievemente in olio prima di aggiungere i pachino puliti e tragliati a metà. Lasciare cuocere la pentola coperta per 15 minuti. In una padella a parte, far rosolare la coppa con il peperoncino e un filo d'olio e unire i pachino. Saltare qualche minuto e spegnere.
Portare ad ebollizione l'acqua salata per la polenta nel paiolo di rame. Versare a filo la polenta e via via mescolare con un cucchiaio di legno, girare sempre nello stesso verso.
Fino a che non si è rappresa. Il parmigiano può essere aggiunto alla polenta oppure al sugo io ho preferito metterlo nella polenta perchè l'avevo salata poco.
Stendere la polenta su un tagliere di legno e condire con abbondante sugo. Mangiare fumante eventualmente con un altra solverata di parmigiano sopra.

Spiedini di pollo e finocchi, caramellati con miele e limone

Spiedini di pollo caramellati al miele e limone

Miele e limone mi fa quasi venire in mente le pasticche per il mal di gola, ma con questo condimendo una carne bianca e delicata come il pollo viene sicuramente esaltata. Secondo perfetto quando avete quel mezzo petto di pollo in frigorifero che chiede di essere consumato. Secondo me il pollo è tra le carni più versatili che ci siano si presta davvero a tante preparazioni e ad differenza di altre carni e magra a leggera. A casa mia non manca mai, anche perchè, diciamo la verità è anche economico. Certo che se andiamo a pensare a certi video shock sull'allevamento dei polli industriali spesso ci passa la voglia di acquistare quella vaschetta al supermercato. La mia tendenza è sempre quella di acquistare polli biologici, magari di allevamenti italiani, ma leggete qui, tuttavia alcuni tipi di polli allevati in Italia, seguono regole severe stabilite dai regolamenti del settore, alcuni marchi ne hanno altre anche più stringenti, un esempio è quello di nutrirli con mangimi OGM free o allevarli solo all'aperto. Tutto sta a leggere bene l'etichetta e saper scegliere, cosa acquiastiamo.
Oggi ho optato per la versione spiedino, da mangiare rigorosamente con le mani, serviti come ho fatto io con un contorno di insalata fresca sono perfetti. Mangiandoli si sentirà sicuramente un lieve sapore dolce e la freschezza del finocchio ben equilibra l'armonia del tutto.

SPIEDIENI DI POLLO E FINOCCHI CARAMELLATI AL LIMONE

200 gr di petto di pello
40 gr di finocchio
1 cucchiaio abbondante di miele d'acacia
succo di 1/2 di limone
olive taggiasche denocciolate
olio evo
sale
rosmarino

Tagliare il petto di pollo a pezzi piuttosto regolari. Lavare le foglie di finocchio, non usare quelle centrali troppo sottili, ma centrali di medio spessore, tagliarle anche queste a pezzi piuttosto uniformi. Denocciolare le olive. Infilzare sugli stecchini, inumiditi con acqua, la carne altrenando con olive e finocchi. Scaldare una piastra, quando sarà ben calda e scottare gli spiedini.
Simone Rugiati insegna che scottarli prima in padella serve a sigillare l'esterno della carne rendendola più controccante fuori anche la cottura così violenta non fa si che l'inteno si cuocia alla perfezione. Quindi è necessario accendere il forno a 200° e finire la cottura lì 15-20 min (il mio forno è statico e ci mette sempre di più).
Prelevare gli spiedini dalla piastra dopo averli girati da tutti i lati e salati, nel frattempo in una terrina mescolate il miele e il limone amalgamandoli.
A questo punto, spostare gli spiedini in una teglia da forno cospargerli con il composto di miele e limone, un filo d'olio, ancora un pò di sale. Lavare il rosmarino, aggiungere anche questo e ultimare la cottura.