Romanità a tavola: fiori di zucca fritti con mozzarella e alici

fiori


Collegati Made in Kitchen per vedere il risultato finale, intanto ti anticipo qui la ricetta:

Oggi a Roma si festeggia San Pietro e Paolo, i santi "patrono" della città, è quindi giorno festivo, solo da noi. Invidiosi?? Uffici chiusi e spiagge del litorale prese d'assalto, per i più fortunati si è presentato quindi un bellissimo ponte prendendo solo il lunedì di ferie, per i meno fortunati niente ponte ma la giornata di festa non ce la toglie nessuno.

Numerosi gli eventi e manifestazioni che si svolgono in occasione di questa ricorrenza. Una su tutte la girandola di Castel sant'Angelo da non perdere e poi i vari appuntamenti dell'estate romana.

Quello che penso che in questa stagione non si potrebbe star senza un certo frittino che stuzzica l'appetito e profuma di estate: i fiori di zucca farciti con mozzarella e alici. A Roma, cioè nei ristoranti, si trovano tutto l'anno. Quando si va fuori per una pizza è consuetudine mangiare prima dei frittini misti e c'è sempre l'immancabile supplì, il fiore di zucca e il filetto di baccalà, oltre magari ai più classici. Trovare i fiori di zucca davvero freschi non è sempre facile ma vale la pena sforzarsi un pò per poi realizzare questa ricetta che non delude mai.

FIORI DI ZUCCA MOZZARELLA E ALICI

10 fiori di zucca feschissimi
100 gr di acqua
farina qb
un pizzico di sale
mozzarella
5 alici

Lavare i fiori di zucca:
con molta delicatezza procedete a lavare i fiori all'esterno e all'interno, dove si portebbero nascondere insetti e con molta cautela asciugarli con un panno. Aprendo il fiore, con le mani e cercando di non romperlo staccate il pistillo e inserite dentro una striscetta di mozzarella. Se la mozzarella ha qualche giorno è meglio! e mezza alice sottolio.

Fatta questa operazione non è consigliabile lasciar riposare il fiore troppo tempo quindi procedete con la pastella. Io mi regolo così: in una bacinella svuotare un bicchiere d'acqua fredda, aggiungere un cucchiaio di farina e mescolare con una forchetta senza far formare grumi, aggiungere farina fino a che la pastella è della densità che immergendo il dorso di un cucchio questa ne resta totalmente avvolto.

A questo punto prendere i fiori dalla loro base e tuffarli nella pastella e nell'olio bollente, procedere solo con pochi fiori per volta altrimenti l'olio scende troppo di temperatura e non farà gonfiare i vostri fritti.

Solo prima di servirli salare i fiori e mangiarli caldi.

Plumcake stellare al limone

Plumcake stellare alla marmellata di limone


Avete presente quando in un negozio adocchiate quell'accessorio da cucina al quale davvero non è possibile rinunciare? Già vi vedete brave cuochine a far un figurone con la chicca che state per tirare fuori? Vero? Il nuovissimo stampo in silicone per piccola pasticceria mai visto? Oppure quello stampino che userete una sola volta nella vostra vita? :)

Ecco più non si usano, più ne desidero la collezione completa... Credo sia qualche sorta di deviazione mentale.
Quando ho comprato questo nuovissimo stampo da plumcake a forma di stella, non vedevo l'ora di provarlo e tutta felice realizzo un impasto pronto per essere infornato.
Il primo problema che si è posto è stato appunto: ma in che verso lo metto in forno? Per orizzontale o verticale? Dopo averlo riempito" per verticale", diciamo per 2/3, noto che già parte dell'impasto cominciava a strabordare fuori dal fondo, al che ho deciso di metterlo in forno in posizione orizzontale.
La cottura procedeva e notavo che comiciavano a staccarsi i tappini laterali con la lievitazione del dolce. Va bè poco male poi pulirò, mi sono detta.
Trascorsi i 40 minuti, molto dell'impasto era strabordato causando un terribile puzza di bruciato in tutta casa, capisco che è ora di togliere il dolce.
Il secondo problema: ed ora come libero il dolce da questo stampo?
Fortunatamente sono stata previdente e avevo imburrato infarinato senza pietà lo stampo così che spingendolo con un coltello da un lato è uscito senza distruggersi "troppo".
Terzo problema: la bellissima forma stellare era anche quasi riuscita peccato che il plumcake appariva un "tantinello" sbiadito e crudo.
Morale della favola? Pulire il forno dall'impasto bruciato e incollato mi ha fatto apprezzare il fatto di vivere ancora con mamma (che pulisce), anche se me ne lamento sempre. :)

Plumcake stellare al limone

PLUMCAKE STELLARE AL LIMONE

3 uova
200 gr di zucchero
250 gr di farina
1 pizzico di sale
3 tazzine di olio evo
buccia grattugiata di limone
1/2 yogurt greco
1/2 bustina di lievito
100 gr di marmellata al limone


Montare le uova con lo zucchero, fino a renderle spumose. Aggiungere a poco a poco la farina setacciata con il lievito incrporato, lo yogurt e il resto degli ingredienti, marmellata compresa.
Imburrare e infarire uno stampo da plumcake, oppure semplicemente ricoprirlo di carta forno.
Imburrare e cospargere di farina uno stampo per plumcake e versare il composto al suo interno.
Infornare in forno preriscaldato e cuocere per 40 minuti a 180° (forno statico).

Questo il risultato con un normalissimo stampo da plumcake rettangolare:

plumcake alla marmellata di limoni



Ed infine:

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Semplicemente pepe rosa e Cavoli a merenda: Quell'ingrediente di troppo...
Si si lo so, doveva essere un ingrediente aggiunto alla preparazione?? Io in questo caso considererei l'ingrediente di troppo lo "stampo a stella", molto meglio usare lo stampo normale da plumcake.
Infatti chiedo alla giuria se la mia ricetta possa essere accettata o no. Se non sarà considerata valida intanto vi ricordo di questa simpatica raccolta che scade il 16 luglio:


Romanità a tavola: Ciambelline al vino

ciambelline

Oggi vi racconto proprio un pò di romanità vera de Roma, luoghi a cui sono legata, trascorsi di vita, sapete quando si parla di cucina sentimentale, legata al territorio che in un morso racchiude ricordi di goliardia e spensieratezza? Si?

Ecco allora sentite questa storia, la trovate anche su Made in Kitchen:

Non di rado capita che nelle serate estive i romani si vadano a rifugiare nella zona dei Castelli un pochino fuori dalla città, dove si respira aria collinare e dove la temperatura scende di qualche grado. Avviene per le scampagnate della domenica e avviene anche quando si ha voglia di mangiare la cucina casareccia e rustica al riparo di una "fraschetta". Quando si va ai Castelli è d'obbligo la sosta ad Ariccia (o zone limitrofe) dove tra porchetta e pane casareccio si improvvisano banchetti all'aperto al suono di stornelli romani e vinaccio... Si la "romanella". E chi dei romani non si è mai preso una sbornia con quel maledetto vino da pochi euro? Chi non si è svegliato con mal di testa massacrante il giorno dopo e con lo stomaco che chiedeva pietà? Dai ammettiamo. Capita o almeno sarà capitato, in giovane età anche ai gourmet romani più incalliti. :)
Quando si parla di cena ad Ariccia di porchetta, di coppiette non si può non citare il "chiudipasto" per eccellenza di queste serate: la ciambellina al vino. Maledette ciambelline, che ti fanno finire la romanella nel bicchiere che ti danno l'ultimo colpo di grazia.
La ricetta è davvero semplice come la cucina dei castelli d'altronde, casareccia e povera. Le dosi sono indicate a bicchiere, io ho utilizzato un bicchiere che contiene circa 100 gr di acqua. Se siete interessati a scoprire la versione meno romana e profumata al limocello vi rimando a questo post.
AH! Quasi dimenticavo la mia ricetta è come quella che usa Michelangelo.

CIAMBELLINE AL VINO

1 bicchiere di zucchero
1 bicchiere di vino rosso (non meglio identificato)
1 bicchiere di olio (70% olio di semi 30% olio evo) oppure solo di semi
1/2 bustina di lievito
400 gr di farina all'incirca (regolatevi ad occhio però)
+ 30 gr di zucchero per coprirle

Mettere insieme gli ingredienti nell'ordine in cui sono scritti e aggiungere la farina fino a che l'impasto non risulta solido. Arrotolare tra le mani delle strisce di impasto, larghe un mignolo e chiuderle per dargli la forma di ciambellina. Passare la ciambellina della zucchero e disporle sulla leccarda del forno, coperta dall'apposita carta. Cuocere 10 minuti in forno ventilato e lasciar raffreddare.
Più si seccano più sono adatte ad essere tuffate nel bicchiere di vino.

Pan brioche limone e mandorle

Pan brioche adriano

Il pan brioche di Adriano si contraddistinge dal fatto che è realizzato con il poolish, cioè un pre-impasto (semiliquido) lievitato che viena aggiungo al tradizionale (o quasi) impasto per il pan brioche.
Versione 2.0 del pan brioche latte e miele, fatto qualche tempo fa, quest'ultimo resta soffice per qualche giorno in più ma necessita di maggior tempo e attenzioni anche nella preparazione.
Il risultato finale è decisamente poco dolce quindi adattissimo ad essere spalmato con la mamellata che preferite o con la cremina al cioccolato di turno, e tuffato nella tazza del latte e caffè, tanto per darvi un idea. L'alternativa è invece salata: è possibile servirlo per un brunch anche accompagnato da affettati creando un piacevole contrasto tra pan brioche e sapidità del companatico, se vi piace.
Segue la ricetta con le mie piccolissime modifiche, la principale è quella di omettere la glassa e spolverare la brioche sono con zucchero a velo.
Chiaramente se decidete di utilizzare questa brioche per il salato saltate questo passaggio.

PAN BRIOCHE LIMONE E MANDORLE

500gr farina manitoba
200gr latte
135gr zucchero
100gr burro
2 uova
100gr farina di mandorle
65gr limone
7gr sale
12gr lievito fresco
zucchero a velo

La sera precedente:
Unire la farina di mandorle con il latte, solamente 150 gr, portare il composto ad ebollizione e lasciar freddare.
A parte di sciolgono 6 gr di lievito in poca acqua tiepida e si unisce il lievito a 75 gr di farina. Si mescola si uniscono i due comporti e si lascia il tutto riposare per la notte in frigo (Adriano suggerisce a 5°).

Il mattino:
Tirare fuori il poolish dal frigo e lasciarlo tornare a temperatura ambiente.
Sciogliere il lievito rimasto, gli altri 6 gr, nel restante latte, gli altri 50 gr, unire 50 gr di farina e lasciare anche questo impasto riposare fino a che non comincia a gonfiarsi. Sarà necessaria mezz'ora/40 minuti.

Grattuggiare la buccia del limone, solo la parte gialla e tenere da parte, pelare a vivo il limone eliminando le pellicine e frullare il tutto insieme allo zucchero.

Unire i due preimpasti, le uova (riservando un tuorlo) una manciata di farina mettere tutto in un impastatrice e cominciare ad impastare. Lasciamo compattare l’impasto, aumentiamo leggermente la velocità ed inseriamo la massa di limone a filo, alternandola con spolveri di farina e, una volta esaurito il tutto, uniamo il tuorlo ed il sale.

Uniamo il burro, appena plasmabile, in due volte, ribaltando spesso l’impasto nella ciotola.
Una volta incorporato, montiamo il gancio ed impastiamo a velocità sostenuta fino ad ottenere il velo. Conservare l'impasto al caldo e lasciar raddoppiare di volume.

All'ora di pranzo circa:
Rovesciare l’impasto sul piano di lavoro e dare le pieghe di tipo 2, coprire e dopo 15 minuti trasfere in uno stampo foderato di carta forno (io uno stampo quadrato 24x24 altrimenti due stampi da plumcake)

Lasciamo raddoppiare al caldo, Adriano dice a 26°, pennellare la superficie con un albume ed infornare a 180° fino a cottura, dovrà essere brunito sopra. Lasciar freddare e spolverare con lo zucchero a velo

Un ringraziamento: E' un vero piacere incontrare la movida foodblogger romana e non. La loro compagnia è sempre molto gradita, nonostante la serata un pò ventosa e un pò piovosa, Hande aka Vinoroma e Theo ci hanno ospitati per un incontro in cui il vino e le risate han fatto da padroni. Non sono mancati nemmeno gli appetitosi finger food di Hande, se è per quello. Grazie di tutto.

hande

Insalata con lenticchie all'alloro e stracchino di capra

insalata con lenticchie all'alloro e stracchino di capra 2
Per leggere questo post potete fare una visita anche sul sito di dissapore, il blog più Spigoloso d'Italia ospita la mia rubica sulla cucina naturale

Sul discorso legumi, già iniziato qui, c'è ancora non poco da discutere. Avevamo iniziato a parlare di piselli, oggi invece introduciamo le lenticchie, o come si dice in gergo la lens culinaris. Sono un alimento oltre che antichissimo, e molto diffuso in Europa dove è possibile trovarne di tante varità:
la lenticchia marrone, quella che si trova anche in scatola
la lenticchia rossa (gialla o arancia), prevalentemente diffusa nella cucina asiatica
le lenticchie verdi, le più note sono quelle di Villalba e di Altamura;
la lenticchia corallo o rosa, assume questo colore perché è venduta già sgusciata
la lenticchia bionda, che si caratterizza dal fatto di essere più grande delle normali e
la lenticchia rosa pallido come la lentillon rosé di Champagne (Francia)
la lenticchia nera anche detta beluga per la somiglianza al caviale e... Credo che ci siano tutte.

Il bello è che in Italia, come spesso accade abbiamo molte varietà di lenticchie che rientrano anche nella categoria IGP, DOP o anche presidio slow food, come ad esempio la famosa di Castelluccio di Norcia usata in questa preparazione, più piccolina della classiche di colore che può andar dal marrone al verde-beige.
Le lenticchie sono spesso legate all'inverno e al Natale, ma è importassimo mangiarle durante tutto l'anno, oltre che per il ferro e il calcio, per le vitamine (tra cui anche il retinolo - antinvecchiamento) che contengono, sono consigliate in caso di diete vegetariane o vegan per assumere tramite questi alimenti ciò che contiene la carne.

Adesso vi lascio un trucchetto se state seguendo un regime alimentare che limita l'utilizzo di kcal, ma non volete rinunciare alle lenticchie, il consiglio è di farle germogliare. Per 100 gr di prodotto le lenticchie secche apportano 325 kcal, le lenticchie germogliate appena 106 kcal, certo magari non fatelo con le lenticchie di Castelluccio sarebbe un peccato.

insalata con lenticchie all'alloro e stracchino di capra

INSALATA CON LENTICCHIE ALL'ALLORO E STRACCHINO DI CAPRA ( 2 porzioni)

200 gr di lenticchie
3 carote
1 gambo di sedano
1 spicchio d'aglio
100 gr di stracchino di capra
4 foglie d'alloro
olio evo
sale
rucola

Ammollare le lenticchie in acqua per almeno 6-12 ore prima di cuocerle. Dopo metterle in un tegame coperte di acqua fredda, un dito sopra il loro livello, se sarà necessario aggiungerete altra in cottura.
Lasciar lessare 15/20 minuti con una carota, un gambo di sedano e le foglie di alloro. Scolare e saltare in padella con olio aglio, sale e alloro, quando saranno ben condite e insaporite bastano 5 minuti togliere l'alloro e l'aglio e saranno pronte per l'insalata, appena si intiepidiscono.
Disporre un letto di rucola e sopra le lenticchie. Lavare e tagliare due carote, tagliarle a pezzettini e unirle crude alle lenticchie. Tagliare lo stracchino a pezzettini, o romperlo con le dita sul piatto.
Condire con olio e sale.
Le lenticchie possono essere preparate in anticipo e unite fredde all'insalata.

Romanità a tavola: la carbo-mare

carbomare

"Non sai cosa ha ordinato mio padre ieri sera?!"
Ed io: " ... Dai cosa cosa??"
" la carbo-mare"
ed io, già con gli occhi di che luccicavano e il sorrisetto, resto in ascolto della spiegazione del piatto. L'idea la trovo subito buonissima non potevo aspettare troppo con questa idea in cantiere che frullava nella testa. Oggi è martedì e come ogni martedì cosa succede da queste parti?
Si bravi c'è l'appuntamento con la cucina romana, che trovate anche su Made in Kitchen ammetto che con questo caldo sta cominciando a dare un pochino di filo da torcere.

Dopo l'azzardo della scorsa settimana nel proporvi cacio e pepe in versione finger food, c'è sicuramente chi ha stretto i denti e ha urlato al sacrilegio. Mi piacciono le provocazioni e soprattutto le sfide, devo dire che se una ricetta fa discutere è perchè ha suscitato dell'interesse quindi non posso che esserne felice. Sono convinta anche io che le ricette tradizionali proprio perchè tali, proprio perchè collaudate siano insostituibili, ma non per questo ogni tanto si deve escludere la possibilità di "giocare" con qualche classico.
Quindi anche oggi mi sento di raccontarvi una ricetta che non è esattamente come "dovrebbe essere". Si parla sempre di carbonara, si parla sempre di uova e pecorino, ma per volerne fare una versione più estiva? Avevate mai pensato di sostituire il guanciale con della bottarga di muggine? Allora questa la dovete provare e solo dopo averlo fatto ditemi se non si potrebbe innamorare di questo primo piatto anche il più incallito degli amati della carbonara.

LA CARBO-MARE

200 gr di mezzemaniche
2 uova (2 tuorli e mezzo albume)
30 gr di pecorino
20 gr di parmigiano
20 gr di bottarga di muggine
sale

Cuocere la pasta in acqua salata.
In una terrina sbattere l'uovo e il tuorlo insieme al parmigiano e al pecorino fino ad ottenere una crema della stessa consistenza di quella pasticcera, quindi che si scivola giù dolcemente dal cucchiaio.
Tagliare la bottarga a fette e poi pezzetti, come se tagliaste la pancetta. Potete conservare qualche fettina intera per guarnire alla fine.
Scolare la pasta aggiungerla nella zuppiera con dentro le uova mescolare rapidamente e aggiungere un goccio d'acqua di cottura se necessario. Aggiungete anche la bottarga girate e disporre le mezzemaniche nei piatti con un altra spolverata di pecorino.

Pane bianco alla menta

Pane bianco alla menta

Non so se capita anche a voi, sfogliare le riviste di cucina ed essere ammaliati da una bellissima foto e solamente dal titolo immaginare come poterla fare, senza nemmeno leggere la ricetta, senza nemmeno dargli una chance a quella povera ricettina lì stampata. E' il caso di dire che si è presi dall'ispirazione, oppure semplicemente si è partiti per la tangente del "come sarebbe se...", che si perde interesse in quello che è effettivamente. Mai capitato?
La rivista in questione è quella che cito più volentieri, la ricetta in questione è quella di un lievitato adatto all'estate che, tra l'altro, trova quasi un "parente" tra le pagine di questo blog la versione alla liquirizia. Sto parlando di un pane bianco salato, morbido, cotto nello steso stampo del plum cake e arricchito con tante foglioline di menta (chiaramente cresciuta nel mio giardino con tanto affetto!). Poi venitemi a dire che in cucina la componente sentimentale è acqua TZE!
Nella versione originale questo pane prevede l'utilizzo di zucchero (quanto non si sa!) molta più menta, ma vi assicuro che il quantitativo indicato è più che sufficiente per aromatizzare quanto basta.
Quindi passerei alla ricetta, anzi no, prima qualche consiglio per l'utilizzo: provate a farvi un semplicissimo panino con due fette di questo pane, stofinato d'aglio, un generoso strato di formaggio bianco cremoso qualche fettina di cetriolo, un filo d'olio e sale: ricorda nulla??
Sì è lui il panino allo tzatziki! :))
Non lo vedete adatto a questa sera per guardarsi la partita sul divano?


PANE BIANCO ALLA MENTA

200 gr di farina manitoba
100 gr di farina 00
12 gr di lievito di birra
150 gr di acqua (all'incirca)
20 gr di foglie di menta piperita
1 cucchiaino di malto
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di olio evo


La sera prima:
sciogliere 6 gr di lievito in 50 gr di acqua mescolare il lievito a 100 gr di farina. Impastare bene coprire con una pellicola trasparente e lasciare il frigorifero tutta la notte.
La mattina seguente:
sciogliere gli altri 6 gr di lievito in poca acqua, impastare con la manitoba, aggiungendo acqua quanto basta. Lasciar riposare questo impasto per circa un ora a temperatura ambiente, in modo che il lievito si attivi.
A questo punto impastare insieme i due impasti lievitati aggiungendo malto, olio, sale e la foglioline di menta tritate fini, al coltello in modo che non diventino nere.
Lasciar lievitare fino al raddoppio. Quattro ore circa.
Spostare il pane dentro uno stampo da plum cake, impastandolo un poco e taliando la superficie con un coltello affilato e aspettare ancora un ora prima di cuocerlo a 200 gradi per 30 minuti in forno preriscaldato.

Un paio di appunti sul vinòforum: Il Sassicaia

Sassicaia 1

Vorrei provare a cimentarmi in questa impresa. Un intero post a tema wine, invece che food.
L'intento è quello di raccontarvi un interessante incontro svoltosi al Vinòforum qualche giorno fa, al quale ho avuto modo di partecipare.
Come sapete non sono una grande intenditrice di vini, ma come anche dovreste sapere la curiosità è un mio difetto (non il peggiore, ma sicuramente siamo sulla buona strada). Quindi perchè non andare proprio a ficcare il naso in questo affascinante mondo racchiuso nelle bottiglie?

SASSICAIA DOC Bolgheri

La degustazione è stata guidata dallo stesso Giuseppe Meregalli che si occupa della distribuzione di questo vino, devo dire persona di grande charme dalle sue parole traspariva la passione per il suo lavoro e per questo vino e inevitabilmente un pochino l'ha trasmessa anche a noi.

Sassicaia 2
Sono rimasta un pò perplessa quando ho visto che la degustazione iniziava non dal vino più giovane ma dalla bottiglia del 1996, poi pensandoci bene ho capito che chiarmente scegliere questo percorso era "cosa buona e giusta" in quanto le annate più giovani hanno tannini crudi e più amari che non ci consentirebbero di apprezzare bene la dolcezza dei successivi.
I colori vanno cambiando di anno in anno da un rosso porpora limpido con riflessi violacei si passa ad un color arancio all'unghia più torbido e più caldo.
Le nuase sono le stesse che si ritrovano di anno in anno, il profumo è sempre molto intenso e persistente, "fine e ampio" (quanto mi è piaciuta questa delfinizione!). La gamma di profumi che si distinguono sono molte nonostante tutto ognuna è garbata e sottile.
Chiaramente per i vini più vecchi si percepiscono profumi più di frutta matura e di amarena, invece per quelli più giovani odori più immediati e freschi derivanti proprio dall'utilizzo del Cabernet Franc.

Sassicaia Progetto
Il 1998 e il 2004 sono stati i due calici che mi hanno affascinato di più (non l'avreste ma detto vero? Come si vede che sono poco esperta in questo campo!).
Entrambe le annate, ci ha spiegato Meregalli, sono state ottime. Nonostante il 1997 è considerata l'annata del secolo in fatto di qualità per il Sassicaia il '98 è stato carico e di sorprese. I profumi sono meno importanti del 1996 tuttavia si percepiscono dai sentori di vaniglia e lo ha definito come alcuni vini francesi "carnoso e arrostito". Tuttavia ciò che si percepisce è che il 1998 può esprimersi meglio se conservato ancora qualche anno. Altra cosa interessante che ho scoperto: la sensazione di acidità. All'assaggio di questo bicchiere non si percepivano note acide ma questa si sentiva come "salivazione" in bocca.
Anche per il 2004 ciò che traspare è che i profumi non sono espressi del tutto, sicuramente sentori di frutta fresca e di erbe aromatiche sono distinguibili ed è possibile restare con il naso sopra il bicchiere anche a lungo perchè ciò non infastidisce come poteva avvenire per i bicchieri più longevi. Curiosa sensazione che sono riuscita a percepire quella definita di "carnosità masticata", non mi era mai capitato di percepire questa sensazione di salivazione che quasi ci fa masticare. Meregalli paragona questo bicchiere addirittura ad annate storiche quali quella dell'88.
Il fatto che il Sassicaia sia una grande vino lo si evince, come è scritto anche sulle riviste specializzate, non dalle annate migliori ma dalle peggiori perchè nonostante le avversità naturali, risulta un grande vino.
Peccato che come tutte le eccellenze del nostro paese il 60% della produzione è destinata all'estero e solo 40% è per il mercato locale e le proporzioni sono anche più sbilanciate se si parla di altri nostri grandi vini. Non trovate che non sia davvero un peccato?

Amaranto in versione mediterranea

amaranto versione estiva

Oggi per il nostro appuntamento con la cucina naturale, trovate questa ricetta anche su Spigoloso.

Dovremo essere in grado si scegliere il giusto cereale di cui il nostro organismo ha bisogno in base alla stagione in base alle necessità del nostro fisico.
Usare l'avena, il farro, il riso, il kamut o la quinoa e così via, ci consentono di variare la nostra alimentazione di regolare il nostro intestino, di acquisire proteine e nutrimenti fondamentali per cercare di seguire un regime alimentare vario e equilibrato. Sui cereali c'è davvero un universo da scoprire il mio consiglio sono due libri che mi hanno aiutato ad avvicinarmi a loro: uno è la dieta dei cereali e un'altro è quello sul metodo kousmine appunto : A tavola con il metodo Kousmine, ma magari ne parleremo in maniera più approfondita nelle prossime puntate.
Intanto partiamo dicendo che è sempre preferibile scegliere prodotti integrali perchè con le varie fasi della lavorazione i cereali perdono parte delle cortecce più esterne che sono ricche di nutrimento soprattutto di fibre. Per ottenere dei benefici dall'assunzione di cereali integrali occorre consumarne 30 gr al giorno (circa una fetta di pane integrale) questo secondo i livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrimenti per la popolazione italiana (L.A.R.N.) non tutti i cereali chiaramente hanno la stessa quantità di fibre (che possono essere solubili o insolubili) ad esempio la crusca e i cereali che si consumano a colazione di solito sono più ricchi di questo elemento che favorisce il buon funzionamento dell'apparato digerente, altri come l'avena lo sono meno.
L'amaranto, ad esempio ha un alto contenuto di fibre, ma a differenza di tutti gli altri cereali presenta tre caratterische che lo contraddistinguono:
- elevato contenuto di proteine
- elevato contenuto di lisina che spesso nei cereali è carente
- elevato contenuto di calcio (a parità di peso ne contiene più del latte)
L'amaranto è ricco anche di oli polinsaturi che portano benefici al cuore aiutando a ridurre i livelli di colesterolo. Chiaro che non c'è bisogno che ve lo ripeta io che ogni tanto farebbe bene consumarlo.

AMARANTO versione mediterranea

200 gr di amaranto
acqua
olio evo
1 cucchiaino di sale marino integrale
6 cm di alga kombu
200 gr di tonno
6 pachino
3 pomodori secchi
capperi
cipollotto

Sulla confezione dell'amaranto sono indicate le proporzioni di acqua in cui va cotto di solito sono due parti di acqua per lo stesso volume di amaranto. Lavare l'amaranto sotto l'acqua corrente e cuocerlo per trenta minuti circa in acqua con un cucchiaino di sale e un pezzetto di alga kombu. Quando sarà pronto, all'assaggio deve essere tenero ma ancora croccante sotto i denti. Spegnere il fuoco e lasciarlo riposare dieci minuti ancora perchè i grani assorbano altra acqua, infine scolarlo e lasciarlo raffreddare completamente, togliendo anche l'alga.
Potete procedere alla cottura dell'amaranto anche il giorno prima e poi condirlo solo all'occorrenza, resterà umido senza seccarsi del tutto.
Condire in una terrina il tonno con l'olio, i capperi e i due tipi di pomodoro tagliati a pezzettini, consiglio di non salare questo composto che resterà di per se abbastanza sapido, ma assaggiate e decidete a vostro gusto.
Intanto con una forchetta schiacciate e amalgamate bene tutti gli ingredienti aggiungete il cipollotto fresco tagliato a finissimo e comporre il piatto mettendo l'amaranto come base e sopra il condimento. Guarnite come preferite e finite con un giro d'olio.

Romanità a tavola: Cous cous cacio e pepe

Cous cous cacio e pepe

Collegatevi anche su Made in Kitchen per leggere la ricetta.

Lo so non è una ricetta tradizionale romana, ma una rivisitazione... Se fin ora siamo andati di pari passo con la tradizione direi che una piccola eccezione per oggi la possiamo fare. Per questa idea (che ho trovato subito strepitosa!) devo ringraziare la più Precisina delle blogger Nadia, durante un incontro a tema sempre cucina romana ha proposto questi sfiziosi bicchierini che ho subito riproposto alla prima occasione.
Conoscete tutti il classico romano "la cacio e pepe" non è vero? Preferibilmente tonnarelli. Bè pensate di mettere quello stesso sapore in un bicchierino finger food? Ok ci siete? Adesso togliete i tonnarelli e pensate a qualcosa che dia un tocco etnico, si, il cous cous.
Piace l'idea? Piacerà anche alle vostre papille gustative.
Il suggerimento è di fare delle porzioni sempre piccole dato che resta molto saporito, è sfizioso se mangiato in piccole dosi, perfetti per un antipasto e per un buffet.

Mi rimane la curiosità di fare un tentativo, aggiungere della mentuccia romana alla base di cous cous e riproporre una fogliolina sopra per guarnizione. Ritengo che sia una variante che potrebbe funzionare. Intanto vi do la versione di Precy:

COUS COUS CACIO E PEPE

250 gr di cous cous
brodo vegetale (stesso volume del cous cous)
200 gr di panna
200 gr di pecorino
pepe nero
olio evo

Cuocere il cous cous nello stesso volume di brodo vegetale con un goccio d'olio.
Farlo raffeddare e sgranarlo.
A bagnomaria sciogliere stesso peso di panna e pecorino, mescolare di tanto in tanto e aggiungere pepe.
Vi consiglio di grattugiare il pecorino molto fino per far si che questo si sciolga prima e non avere grumi nella salsa.
Nel caso comunque vengano dei grumi, potete sempre ricorrere al vecchio rimedio (poco ortodosso lo so!) del frullatore ad immersione. Disporre il cous cous nei bicchieri e sopra la crema di pecorino che avrete fatto riposare un pochino ma che resta è ancora calda

QUI OCCHIO: la crema calda fa si che il bicchierino si appanni creando un effetto di condensa brutto a vedersi.
Dovete aspettare il tempo necessario che "l'appannamento" vada via per servirli. Il tempo è variabile chiaramente dipende dal bicchierino nel mio caso c'è voluta un ora abbondante.
Quando sono freddi potete servire.

Torta salata agli asparagi

Torta salata agli asparagi

Sto ancora cercando di riprendermi dall'intenso fine settimana, o intera settimana e già ne comincia una nuova con altrettanti impegni. Niente da fare a me piace proprio così! Quindi se siete di corsa e non avete voglia di ammattirvi chissà quanto in cucina, l'idea adatta per questa stagione è sfruttare gli asparagi.
La mousse di asparagi, di cui segue la ricetta, può essere usata nei modi più disparati, spalamata su crostini o su ritagli di pasta sfoglia, potrebbe essere un idea per condire un piatto di pasta, potrebbe essere servita così com'è insieme a del pinzimonio o dei grissini come aperitivo.
Sicuramente potete sbizzarrivi. La mia idea è stata quella di metterla in un guscio di pasta sfoglia e utilizzarla per risolvere il problema classico, cena da preparare e poco tempo a disposizione.

MOUSSE AGLI ASPARAGI

200 gr di asparagi verdi
30 gr di prezzemolo fresco
200 gr di formaggio fresco spalmabile
50 gr di parmigiano
15 gr di pecorino
olio evo
sale

Lessare gl iasparagi e pulirli dalla parte del gambo troppo dura. Lavare il prezzemolo, prendere il vostro bravo frullatore ed unire nel boccale tutti gli ingredienti con olio e un pizzico di sale (dato che i formaggi danno già molta sapidità). Frullare a piacimento io l'ho lasciata piuttosto grossolana se voi preferite continuando a frullate otterrete un composto più omogeneo.

Ripieno agli asparagi


TORTA SALATA AGLI ASPARAGI

Per la mousse:
200 gr di asparagi verdi
30 gr di prezzemolo fresco
200 gr di formaggio fresco spalmabile
50 gr di parmigiano
15 gr di pecorino
olio evo
sale

inoltre:
1 uovo
1 rotolo di pasta sfoglia

Utilizzate il procedimento della mousse alla quale aggiungerete anche un uovo leggermente sbattuto.
Aprire il rotolo di pasta sfolia e sistemarlo su di una teglia coperta da carta forno. Io ne ho usata una di 20 centimetri in modo tale di avere la parte del ripieno più alta e parte della mousse mi è comunque avanzata. Preriscaldare il forno e cuocere a 180' per 30 minuti (forno statico).

Centrifuga al sedano

Centrifuga al sedano

E' stimolante il fatto di poter passare da una ricetta di cucina romana a una di cucina naturale, con tanta nonchalance e da un primo piatto corroborante, per la gioia dei maschietti e soprattutto di mio fratello, a una bevanda salutare e ricca di vitamine.

Quando comincia ad arrivare il periodo estivo, chi rispolvera la gelatiera, chi corre ai ripari con il vecchio metodo del sorbetto mescolato di ora in ora nel congelatore. A casa mia arriva il momento di rispolverare la centrifuga. Non che non si possa usare anche in inverno ma d'estate sia per la frutta che per la verdura c'è più possibilità di scelta, poi la prova costume imminente implica magari pranzi a base di dissetanti mix di frutta e verdura.
C'è chi urlerebbe al sacrilegio e un pochino lo è, sprecare tutta la polpa della frutta e la parte più coriacea della verdura per bere solamente la loro acqua. Tuttavia all'interno dell'estratto che viene fuori sono contenute moltissime vitamine che come dire... Non ci fanno di certo male. Perciò una tantum possiamo cimentarci in una di queste preparazioni, sbizzarrendoci con gli abbinamenti più disparati ed esotici. Il modello di centrifuga che ho io è questa qui, funziona bene, anche se è un pochino laborioso pulirla (ecco perchè finisco per adoperarla solo di tanto in tanto :)

Su quanto faccia bene il sedano e sulle sue favolose proprietà depurative potete dare uno sguardo qui, la verità è che non se ne consuma mai abbastanza.

CENTRIFUGA AL SEDANO (per 2 persone)

1/2 pianta di sedano piccola
1 mela
1/4 di avocado
1 rametto di prezzemolo

Mondare e tagliare a pezzetti la frutta, lavare il sedano e il prezzemolo. Se volete una bevanda fresca utilizzate prodotti che avete precedentemente messo in frigorifero oppure aggiungete dei cubetti di ghiaccio.
Inserire tutti gli ingredienti nella centrifuga e azionarla. Raccogliere il succo in un bicchiere, guarnire con gambi di sedano e/o foglioline di prezzemolo.
Se volete una centrifuga più "consistente" aprite il cestello e prelevate 1 cucchiaio di polpa rimasta lì, aggiungetela al succo ottenuto e mescolate fin quando non è ben amalgamato.

In alternativa, se non avete la centrifuga, è difficile ottenere un buon risultato frullando e passando al colino lo stesso preparato, perciò se volete comunque realizzare qualcosa di simile consiglio di visitare Spigoloso e vedere come fare.

Romanità a tavola: Tagliatelle alla gricia

Tagliatelle alla gricia


Qualche rivoluzione nello staff di Made in Kitchen infatti da ieri incontriamo a capo del noto sito, una mia "vecchia" conoscenza... E mò tanto vecchia non direi dato che ha la mia età, ma Chiara aka Cinnazza sono sicura che si farà in quattro per portar avanti la gestione di Mik, a lei vanno i miei migliori in bocca al lupo.
Quindi continuano gli appuntamenti con la "romanità a tavola" per tutti coloro che un pochino si sono affezionati a questa rubrica. Dico bene Michelangelo? O Enrico? :) ...ops omonimia?
Avessi, sisammai trovato la giusta formula? Ricordate in questo blog si parlò in lungo e in largo della cucina che piace agli uomini. Ad averlo saputo un anno fa che con la cucina romana avrei ottenuto quello che chiedevo!! :))
Chiaramente qui si scherza, ma nel famoso libro: "la cucina per prendere gli uomini per la gola" che ovviamente non scriverò mai, perchè aspetto solo che qualcuno presto mi freghi l'idea, questa ricetta comunque ci rientrerebbe a pennello. Sostanziosa, gutosissima a prova de "omo" famelico che torna a casa da lavoro e se "nun te sbrighi a cucinà te se magna pure a te!"
Oggi sono decisamente in clima pre-vacanziero... Si nota che sto dando libero sfogo al cervello? Diciamo che tutta "sta romanità" tira fuori il meglio di me, dopo aver citato abbacchi e Monnezza, un pò tutto mi è consentito.
Come dicevo: la gricia è facile da preparare tuttavia è necessario qualche piccolo accorgimento per non ottenere un collume di pecorino pasta e pepe che assume un insano colore grigiasto ed è più a palletta che a crema. Come sempre, mi ripeto, consiglio per questi piatti semplici di usare prodotti di buona qualità.
Magari quel pacco di tagliatelle Latini, quel pecorino romano dop e quel guanciale amatriciano non troppo asciutto che quando viene rosolato mantiente all'interno i suoi succhi senza seccarsi troppo (ma questo è questione di gusti, i miei chiaramente!).
Vi lascio la ricetta e scusate scappo ad una certa degustazione di vini di Borgogna e formaggi francesi. Martedì prossimo sono alla verticale di Sassicaia invece, per chi passasse da quelle parti.
A tutti un buon 2 giugno!

TAGLIATELLE ALLA GRICIA ricetta di Luca Ogliotti

200 gr di tagliatelle
150 gr di guanciale
50/80 gr di pecorino romano
pepe nero

olio? no non c'è!

In una padella bollente aggiungere il guanciale, lasciarlo appena rosolare e poi togliere dal fuoco, è consentito togliere parte del liquido che il guanciale ha rilasciato e buttarlo via, il risultato finale non cambierà. Mentre nella carbonara il guanciale si usa ben tostato perchè non ha un secondo passaggio in padella, per la gricia bisogna lasciar eil guanciale ancora rosa, toglierlo dal fuoco e procedere con la cottura della pasta. Lessare le tagliatelle in acqua poco salata e scolarle praticamente a metà cottura. Mettere la pasta nella padella con il guanciale pepare e spegnere il fuoco. A questo punto piano piano cominciare ad aggiungere il pecorino e un pochino di acqua di cottura, diciamo iniziamo con un cucchiaio di pecorino e uno di acqua di cottura, per poi aumentare. Mescolare e saltare le tagliatelle. Ricordate la regola che "non si torna indientro" perciò è sempre suggeribile aggiungere piccole quantità sia di formaggio che di pasta, tanto ad "aggiugere" si fa sempre in tempo. Quindi ancora pecorino e ancora acqua di cottura fino a che non si raggiunge la consistenza desiderata, sempre girando.
Servire immediatamente, quando impiattate potete aggiungere ancora pecorino e pepe sopra.

La ricetta con altre delucidazioni (ehm ehm! Cof cof!) la trovate chiaramente anche su: MIK