Voul au vent alle uova, creme fraiche e timo

voul au vent alle uova, creme fraiche e timo

Questa settimana mi sono impegnata parecchio con il blog lo ammetto e sono contenta di potervi proporre una ricettina di Pasqua al giorno. Lunedì un idea super semplice le uova strapazzate presentate sotto forma di finger food, ieri una ricetta tradizionale del Lazio una pizza dolce con ricotta e cannella, oggi altra idea rapida per portar le nostre uova in tavola, come antipasto per il pranzo di Pasqua o Pasquetta. 7
Se siete bravi i voul au vent si possono anche fare in casa non è difficile le versioni sono due:
Rapida - Comprare un rotolo di pasta sfoglia tagliare due dischi delle stessa dimensione uno intero e uno con un foro al centro, soprapporli spennellarli con del latte e infonare a 200 gradi per 15 minutiLunga - Farsi la pasta sfoglia in casa, qui Antonella ce la spiega passo passo e procedere come sopra.


Io? Lì ho comprati già belli e pronti presso un forno vicino casa e passa la paura, si possono preprare in anticipo ma non troppo altrimenti la sfoglia si ammolla troppo con la creme fraiche, invece deve restare croccante.

VOUL AU VENT ALLE UOVA, CREME FRAICHE E TIMO

8 voul au vent
3 uova
200 gr di creme fraiche
2 rametti di timo fresco
sale
Cuocere le uova in acqua, devono essere sode. Dal momento che l'acqua prende il bollore proseguire la cottura per 9 minuti, così otteremo la consistenza desiderata. Lasciarle raffreddare completamente sbucciarle e dividere gli albumi dal tuorlo.
Tagliare gli albumi a pezzetti piccoli e mescolarli alla creme fraiche, salare e aggiungere delle foglioline di timo. A questo punto prendere i tuoli sodi e rompreli con le mani in modo da ridurli in briciole.
Farcire i voul au vent così: mettere parte dei tuorli sul fondo, aggiungere il composto di creme fraiche albumi e timo e guarnire con qualche briciola di tuorlo e/o altro timo.

Con questa ricetta partecipo alla racconta di Ciccia Pasticcia: Pasqua nel piatto

Romanità a tavola: Pizza di Pasqua di Civitavecchia

Pizza di Pasqua di Civitavecchia


Dopo le uova non potevamo di certo farci mancare un soffice accompagnamento per il nostro brunch Pasquale, in occasione della rubrica "Romanità a tavola" oggi trovate su Mik la ricetta per poter preparare la Pizza di Pasqua di Civitavecchia, diffusa un pò in tutto il Lazio è una pizza dolce a base di ricotta, che si accompagna benissimo a marmellate e all'uovo di cioccolato appena scartato la mattina della Domenica. Tuttavia risulta anche un buon accompagnamento anche per le nostre uova sode o per rimanere sempre a tema Lazio, la nostra corallina Dop.

La mia ricetta è molto simile a quella di cui parlano loro che come da tradizione, propongono di bere insieme al tutto, un bicchiere di rosso.
Il suggerimento del nostro guru del vino Mr. Tirebouchon per la colazione di Pasqua è però il seguente, in grande stile:
tirebouchon @Elisakitty io farei tuttobollicine: prosecco, franciacorta e champagne, a chiudere moscato d'asti o malvasia di castelnuovo don bosco

Per la ricetta e ulteriori spiegazioni va su... Made in Kitchen

Uova strapazzate con erba cipollina nel loro guscio

Uova strapazzate con erba cipollina nel loro guscio

Siamo già arrivati alla settimana che precede Pasqua, incredibile ma vero, è cambiata l'ora ed è anche arrivata la primavera. Gusto, ci volevo io per ricordarvelo, come se non ve ne foste accorti da soli... :) Ma repetita iuvant quindi arriva Pasqua e la colazione-brunch da organizzare. Il must per tutti credo siano le uova, quelle non devono mai mancare: si fanno sode, si accomagnano con pizze salate, con il fiadone o soffione abruzzese, giusto per ricordarci dell'anno scorso del terremoto e delle persone che all'Aquila ancora stanno ricostruendo lentamente (99 colombe).
Non credo che nessuno abbia bisogno di sapere come si fanno le uova strapazzate, ma questa idea un pò finger-food un pò tradizionale, magari potrebbe essere carina da proporre. Servite le uova utilizzando il cartone della scatola, magari potete decorarlo con fiori veri o finti e chiffon per renderlo più coreografico.

UOVA STRAPAZZATE CON ERBA CIPOLLINA NEL LORO GUSCIO

4 uova codice "0"
sale
erba cipollina
olio evo

Praticare con un cucchiaino un foro nella parte superiore del guscio dell'uovo crudo e lascia colare in un piatto il contenuto. Fare così per tutte le uova, prestando attenzione che scaglie di guscio non cadano nel piatto.
Prendere i gusci e lavarli accuratamente, anche all'interno, senza romperli. Appoggiateli capovolti su di un piano e lasciateli asciugare a testa in giù.
Scaldare una padella con poco olio, sbattete le uova nel piatto rovesciarle in padella e stracciarle con una forchetta, aggiungere l'erba cipollina prima che la cottura sia teminata e salare.
Con un cuccchiaino riempire i gusci le uova strapazzate.
A vostro piacimento potete aggiungere: paprika, tartufo, finocchio per aromatizzare.

Pasta con la zucca 2x1

pasta con la zucca 2x1

Mi sto dando ai saldi questo periodo? Sì svendo un pò di ricette invernali che a breve con la primavera non saranno più utili a nessuno. Ma ancora avevo la zucca in frigo e vi volevo raccontare due idee semplici semplici che hanno riscosso successo in caso di pranzo o cena al volo, magari quando arriva l'imbucato o gli imbucati di turno. Ammetto di avere ancora in cantina conservate con lo stesso metodo dei pachino, un paio di zucche (altro che biologiche!) proprio del mio giardino, che potrò usare anche quando sarà più caldo. I miei lettori più affezionati sanno della mia passione per questo ortaggio, troppo versatile, dal colore accattivante e davvero buono. Ad ogni modo, prometto che per questa stagione chiudo qui il discorso... Forse! :)

Cuocere la zucca
La zucca di qualsiasi tipologia sia, va sbucciata e pulita dai semi e dai filmanti interni.

al vapore: tagliarla a pezzettini e metterla nella vaporiera, salarla e aspettare che l'acqua bollendo la renda morbida, da poterci affondare la forchetta, senza però disfarla. 20 minuti.

in padella: tagliare la zucca a dadini scaldare in una padella dell'olio (volendo si può fare un fondo di cipolla e aglio) e cuocere a fuoco medio, mescolando di tanto in tanto. Per non far attaccare la zucca al fondo è consigliabile lasciare l'ambiente di cottura umido mediante l'utilizzo di un coperchio. 20 minuti.

al micronde: tagliare la zucca a fette spesse mezzo centimetro più o meno. Adagiare le fette su di un piatto fondo coprire le fette con dell'acqua, avviare la cottura (nel mio micro non ho indicatori di potenza quindi non posso aiutarvi in questo). 5 minuti.

al forno: Tagliare la zucca a spicchi, in questo caso non c'è bisogno di sbucciarla, si farà più agevolmente dopo. Adagiare gli spicchi su di un foglio di carta forno, cuocere a 180° fino a che non è morbida. 1 ora.

Mezze maniche zucca, guanciale e mandorle


MEZZE MANICHE ZUCCA, GUANCIALE E MANDORLE

200 gr di mezze maniche
200 gr zucca già pulita
100 gr di guanciale
20 gr di mandorle a lamelle
1 cipollotto fresco
olio evo
sale
pepe

Tagliare il guanciale e cuocerlo in padella, in modo che la parte grassa si sciolga leggermente, lasciatelo cuocere solo un paio di minuti deve dorarsi appena. Eliminate dalla padella il guanciale e mettetelo da parte. Utilizzare il fondo di cottura così ottenuto per cuocere il cipollotto e la zucca. A tal fine, tritare finemente la cipolla e iniziare la cottura, appena comincia a soffriggere aggiungere poca acqua, lasciarla stufare qualche istante e infine buttare in padella anche la zucca. Salare e pepare, lasciare cuocere la zucca coperta mescolando di tanto in tanto, per una ventina di minuti. Quando anche la zucca sarà cotta aggingere il guanciale.
A questo punto scolare la pasta, cotta in abbondante acqua salata, al dente e saltarla nella padella insieme al condimento.
Tostare le mandorle in un padellino e aggiungerle alla pasta, mescolare il tutto e servire con una macinata di pepe.

Alternativa ultra fast:
Invece del guanciale si può acquistare pancetta già a pezzettini. Cuocere la zucca al micronde, e ultimare solo la cottura in padella insieme a tutti gli altri ingredienti prima di saltarci la pasta.

Spaghetti zucca e pesto di fiori di zucca


SPAGHETTI ZUCCA E PESTO DI FIORI DI ZUCCA

200 gr di spaghetti
150 gr di zucca già pulita
cipolla
sale
olio evo
2 cucchiai pesto di fiori di zucca (o normale pesto)

Tirate fuori dal congelatore un bicchierino di quel pesto di fiori di zucca che conservate gelosamente. Io vi avevo avvertito che era bene congelarlo! :) Ad ogni modo potete usare il normale pesto. Far dorare la cipolla, tritata finemente, in padella con un filo d'olio, quando comincerà ad imbiondire aggiungere la zucca e cuocerla 20 minuti coperta, salando il necessario.
Scolare gli spaghetti al dente saltarli in padella con la zucca e aggiungere due cucchiai di pesto.

Alternativa ultra fast:
Cuocere la zucca al micronde e saltarla in padella con la cipolla prima di aggiungere la pasta e il pesto. Per la ricettina del pesto alla genovese: qui

Romanità a tavola: Maritozzi quaresimali o pazientini

Maritozzi quaresimali
Continua il martedì, l'appuntamento con le ricette della mia città, anche su Mik. Oggi una ricetta legata al periodo che precede Pasqua, la quaresima o il periodo del digiuno, parliamo dei pazientini.
Il maritozzo si diffonde a Roma già nel medioevo è una sorta di panino-brioche dolce, che viene mangiato semplice o tagliato a metà e arricchito con panna fresca. Spesso e volentieri, al termine di un sabato sera trascorso in giro per i locali della capitale si fa sosta a fare colazione con cappuccino e maritozzo prima di tornare a casa, vi state chiedendo quale sia il top maritozzaro a Roma per la fame notturna? Bè: Il marittozaro a Porta Portese, Via E. Rolli,50 qui.

Questi dolci vengono venduti tutto l'anno nelle pasticcerie e panetterie dell'Urbe. Tuttavia non tutti sanno che esiste una particolare versione di questi dolci che si fa abitualmente nel periodo quaresimale, in cui si era soliti digiunare e magiare questi dolci per darsi un pò di sostentamento, insomma. Non prevedono l’utilizzo di panna sono un pochino più rugosi e rustici all’aspetto dei classici maritozzi e prevedono l’utilizzo di uvetta o pinoli o frutta candita.

MARITOZZI QUARESIMALI O PAZIENTINI

200 gr di farina
100 gr di uvetta
50 gr di burro
20 gr di lievito di birra
3 cucchiai di zucchero
1 uovo
arancia candita
latte
sale

Sciogliere il lievito di birra in poco latte tiepido, aggiungerlo alla farina con un pizzico di sale, l’uovo sbattuto, il burro fuso e lo zucchero. Impastare e formare un panetto. Eventualmente aggiungere poco latte in più per ottener la consistenza del pane.
Lasciare in un luogo caldo a lievitare fino al raddoppio, coperto con un canavaccio.
Ammollare l’uvetta in acqua calda e farla rinvenire, scolarla e aggiungerla all’impasto lievitato insieme alla scorza d’arancia tagliata a pezzettini piccoli. Impastare i maritozzi e formarne 12 arrotolandoli per darli una forma leggermente allungata.
Disporli su di una teglia da forno rivestita di carta e lasciar lievitare ancora due ore. Accendere il forno e portarlo alla temperatura di 250°, infornare e cuocere per 10 minuti (forno statico).
Si possono spennellare con una soluzione di acqua e zucchero per conferire ai maritozzi un aspetto lucido, in questo caso infornarli di nuovo per farli asciugare a forno spento.

L'Arcangelo

L'Arcangelo

In occasione dell'incontro di sabato scorso, organizzato da dissapore, ho avuto modo di andare, insieme ad una chiassosa e gioviale compagnia in questo ristorante di Roma, situato in zona Prati. Credo che, per molti, il nome Arcangelo Dandini non sarà una novità, dato che è stato definito il “ristorante di cucina romana migliore del mondo".

Proporre la cucina romana con la R maiuscola che rivaluta prodotti del territorio, sceglie materie prime ottime e realizza quel legame con la tradizione senza abbandonare il giusto tocco innovativo, costituisce una vera eccezione nel panorama della ristorazione della mia città.

Dopo il pranzo finger food offerto all'Open Colonna, come previsto nel programma D-day, in cui a cucinare sono stati sia Antonello Colonna che Gabriele Bonci in team (chevelodicoaffà). Sono arrivata all'appuntamento con lei (grazie ancora Eva!), in ritardo come al solito, dopo i saluti, iniziamo a cenare.
Le danze si aprono con un benvenuti in rosticceria in cui ci vengono serviti dei supplì: "Questi si prendono con il tovagliolo", vanno sbocconcellati bollenti, i supplì dell'Arcangelo sono ancora fatti con le rigaglie di pollo insieme al macinato. Io credo che sia uno dei pochissimi se non l'unico posto a Roma che ancora lì prepara così. A seguire è arrivata la pappa al pomodoro con filetto di baccalà timo e limone, vi vorrei anche descrivere la fragranza e la finezza della pastella che avvolgeva il filetto ma mi risulta troppo difficile farlo era davvero perfetta.
L'Arcangelo

Arriva il vero antipasto: Aliciotti intortati, indivia stufata, frutta secca e pane azimo, un piatto tradizionale della cucina ebraico romana e la pasta intitolata: Broccoli e arzilla “nella mia versione”, con il croccante di pecorino e gli spaghetti spezzati di Cavalieri. Buon equilibrio di sapori il brodo di arzilla delicato e perfettamente bilanciato con la dolcezza del broccolo e la sapidità della cialda al pecorino.

L'Arcangelo

Arrivano anche tutti i grandi classici: la carbonara, qui non è possibile non spenderci due parole in merito. Da moltissimi è ritenuta la migliore della capitale o comunque rientra a far parte della top five, devo dire che a certi livelli è davvero difficile eleggere la migliore, ma quella di Arcangelo, come cottura come cremosità dell'uovo, resta un vero capolavoro.
Segue: l'interpretazione della scarpetta all'amatricina, Arcangelo spiega che vengono saltati in padella i pomodorini piennolo senza olio né altri grassi oltre al guanciale e volete mettere il gusto di vedersi sostituiti i classici bucatini con una dadolata di pane croccantino?
Poi ancora il secondo: Coda di bue alla vaccinara secondo gli “scortichini” di Testaccio, tenera, servita con del sedano e del cacao amaro

L'Arcangelo

Per terminare: Ricotta e visciole guarnita con cioccolato caffè e miele. E' l'ingrediente di qualità a fare la differenza durante tutta la cena e, anche in questo caso, la ricotta utilizzata per il dolce rimaneva in bocca fresca e ricca, nella sua semplicità un modo originale di riproporre un classico romano.
Nell'ultima foto, immortalata la mano di Arcangelo che gentilmente si è prestato di farmi fotografare il bicchiere mentre serviva grappa e rum a conclusione della cena.

L'Arcangelo
Via G.G. Belli, 59/60
00193 Roma
Tel. 063210992

Paccheri con carciofi, ventricina e pecorino

Paccheri carciofi, ventricina e pecorino

Sentite, io questa volta ci scommetto: questo è un primo piatto che piace anche agli uomini. Torniamo al vecchio dibattito, già discusso su questi schermi. Il famoso libro che prima o poi dovrò scrivere è quello dal titolo: " la cucina per prendere gli uomini per la gola", zero ricettine fricchettate, poche ricercatezze, cucina più da "omo". Come mi scrisse qualche giorno fa qualcuno via tweet - Fattene una ragione agli uomini piacciono le cose semplici - un modo carino per dirmi: si è vero stai sbagliando tutto! Allora dopo aver introdotto la rubrica di cucina romana verace oggi vi propongo questo primo piatto, dal gusto rustico, il fine è quello di incontrare anche i gusti degli uomini di casa. Oggi, chiaramente, va dedicato all'uomo più importante della mia vita: il mio Papà. Lui non è tanto per le ricorrenze come la festa di oggi, non è per il tofu o per il giapponese, non lo definirei proprio un uomo di gusti semplici, perché nella sua semplicità ha sempre una grande raffinatezza, che va di pari passo con la "sostanza" però. A lui oggi dedico questo primo e a tutti i papà. Ok! La sviolinata per ora è conclusa. :)
Prima di passare alla ricetta due parole su questo prodotto: la ventricina, che magari non tutti conoscono. E' un insaccato che viene prodotto in Abruzzo, prevalentemente nella zona di Vasto e viene prodotta artigianalmente, infatti non sempre i salami disponibili nei supermercati con questo nome corrispondono esattamente a questo prodotto. La ventricina"originale" è un salame composto dal 70% di tagli magri (soprattutto prosciutto e lombo) e la restante parte da pancetta e grasso di prosciutto, alla carne viene aggiunto del peperoncino che conferisce il tipico colore rosso. Data la mobilitazione che c'è stata per 99 colombe, ricorderei che esistono moltissime altre aziende e prodotti abruzzesi che vanno salvati, tutelati e soprattutto apprezzati.

PACCHERI CON CARCIOFI, VENTRICINA E PECORINO

200 gr di paccheri
2 carciofi romaneschi
100 gr di ventricina del vastese
pecorino romano dop
olio evo
sale
1 spicchio d'aglio
prezzemolo

Pulire i carciofi tagliarli e privarli della barbetta interna, tagliarli a pezzettini non molto grandi e scottarli in padella con aglio olio e prezzemolo. Cuocerli per 20 minuti in un tegame coperto, fino a che non saranno morbidi. Tagliare la ventricina a dadini piccoli aggiungerla ai carciofi quando questi sanno cotti, togliere l'aglio. Lessare i paccheri in acqua e sale, scolarli al dente passarli nel tegame dei carciofi. Salatare la pasta un minuto e aggiungere sopra abbondante pecorino.

Dulce de leche 5x1

dulce de leche


Non sapevo se tediarvi o no, con l'ennesimo dulce de leche che avrete letto girando per il web. Ma alla fine la scelta è caduta sul si! Nella top 3 dei post più blasonati di questo blog credo che abbiamo a parimerito:
- Dulce de leche
- Lemon curd (anche se al timo)
- Povere di agrumi (anche se di mandarino)

Ma in fondo perchè spedirvi su un altro blog quando potete leggervela comodamente qui la ricetta? Soprattutto in seguito alla ricettina della torta con cioccolato e noci pecan che necessita il dulce de leche come ingrediente? Quindi così è deciso l'udienza è tolta! Parliamone. Iniziando dalla sua storia, i primi dulce de leche che comparvero il giro per il web, erano quelli che venivano pazientemente fatti così:

1° versione:
1l di latte intero,
280 gr di zucchero
1 bacca di vaniglia
1 cucchiaino di bicarbonato

Cuocere il tutto per un ora e mezza mescolando, soprattutto spessissimo l'ultima mezz'ora.

In seguito si sono diffuse le versioni più facili e indolore, di quella di sopra, a patto di avere in dispensa il magico barattolino di latte condensato...

La prima volta io lo scoprì in Spagna, quando studiavo lì il caffè era sempre "cortado" con la leche condensada, lo chiamano anche bom-bon. Un must da provare se ancora vi manca! Tornado al dulce de leche, quindi si diffusero le ultime due versioni

2° versione:
Un barattolo di latte condensato

Prendere una normale pentola, inservrvi dentro il vasetto di latte condensato bollirlo per circa due ore e mezzo in molta acqua.

3° versione la mia:
Un barattolo di latte condendensato

Prendere una pentola a pressione, inserirvi dentro il barattolo di latte condensato, coprirlo di acqua e cuocere per mezz'ora. Lasciar raffreddare, estrarre il barattolo e lasciarlo riposare ancora un pò, quando sarà quasi freddo potete aprirlo e versarlo nel contenitore desiderato.

Le ultime due versioni sono le più profane, diciamo così, si utilizza il forno a micronde. C'è sia la versione al latte condensato si a la versione latte e zucchero.

4°versione
1 litro di latte
200 gr di zucchero
1 pizzico di bicarbonato
essenza di vaniglia (si può omettere)

Unire tutti gli ingredienti in un recipiente dai bordi alti senza tappo, cuocere il tutto per 40 minuti fino a che non avrà il colore desiderato. Ogni 10 minuti minuti aprire il forno e mescolare delicatamente

5°versione
1 tubetto di latte condensato

Versare il contenuto di un tubetto di latte condensato in una pirofila da micronde, meglio se trasparente così controllate la cottura. Coprire con la pellicola trasparente e forarla con la forchetta. Cuocere per 30 minuti alla potenza minima del micronde, all'inizio mescolando un paio di volte una a 5 minuti e l'altra a 10. Se necessario aggiungere un goccio di latte in più.

Romanità a tavola: lo stufatino

stufatino

La cucina Romana è anche famosa per l'utilizzo del quinto quarto, di pezzature di carne meno "nobili" , ma egualmente gustose, che vanno riscoperte. La parte del muscolo, che, pensa un po', qualche giorno fa ne parlava proprio lei, è un taglio inconsueto ma utilizzato nella cucina delle nonne sia per fare il brodo sia per farci lo spezzatino stufato, appunto "-ino".
Ho subito il fascino della versione dello stufatino dell’Artusi (1890), adoro il modo in cui racconta le ricette questo libro, anche se dalla mia infanzia ho sempre visto tra le mani di mia nonna il Talismano della Felicità (1929) … E che volete avevo una nonna moderna io! :)
Del Desinaretti di Petronilla, invece non ne ho memoria nella mia infanzia è arrivato dopo, è si quello era tutta una novità!

Ma torniamo alla ricetta, la mia versione dello stufatino alla romana la trovate su ... Made in Kitchen
Qui vi propongo la versione dell'Artusi per chi si volesse divertire (come me) a vedere le differenze:

LO STUFATINO - "Artusi's version" qui sotto - La mia versione --> qui

Ognun sa che i muscoli di tutte le bestie, compresa la bestia uomo, sono fasci di fibre che costituiscono la carne in genere; ma muscolo volgarmente si chiama in Firenze quella carne di vitella che, per essere alla estremità della coscia o della spalla verso le gambe, contiene tendini morbidi e gelatinosi che si addicono a questa cucinatura. Tagliate a pezzetti grammi 500 di muscolo di vitella o di vitella di latte. Mettete al fuoco dell'olio con due spicchi d'aglio senza sbucciarli, ma alquanto ammaccati; lasciate soffriggere e quindi gettateci la carne, condendola con sale e pepe. Rosolata che sia, spargetele sopra mezza cucchiaiata di farina, aggiungete sugo di pomodoro o conserva e un pezzetto di burro; quindi acqua o brodo, a poco per volta, e tiratela a cottura; ma fate in maniera che vi resti dell'intinto. Disponete sopra un vassoio delle fette di pane arrostito, versate sopra le medesime lo stufatino e mandatelo in tavola. Potete anche servirlo senza crostini e metterci dei funghi freschi, tagliati a fette, oppure delle patate quando la carne sarà quasi cotta.

Torta al cioccolato, dulche de leche e noci pecan

Torta cioccolato, dulce de leche e noci pecan

Adoro cucinare nel fine settimana quando finalmente c'è tempo per accendere il forno, impastare, mettere insieme magari quelle ricette lette al volo e usare l'ultimo/i acquisto/i fatti in previsione di fare “qualcosa di buono”.
La storia delle noci pecan è un po’ lunga da raccontare: un estenuante ricerca, vuoi anche un po’ di sfiga, metteteci pure la mia imbranataggine, insomma, un insieme di fattori non mi avevano mai consentito di portare a compimento del mio obiettivo di averle. Finalmente acquistate però, sono rimaste lì parcheggiate in attesa del degno utilizzo, che presto però è arrivato. L’ispirazione viene sempre da lei, come resistere alle noci e al cioccolato in una torta morbida, senza farina? No, ve la do io la risposta: non si può resistere. La torta in questione prevede utilizzo di pochissimi ingredienti, essendo senza farina è gluten-free quindi perfetta anche per i celiaci. A renderla speciale chiaramente sono gli ingredienti: prendete un ottimo cioccolato fondente 70% magari con fave di cacao, mettete le uova biologiche fresce e magari il burro fatto in casa da voi.
E' ottima se mangiata da sola semplicemente spolverata di zucchero o arricchita con del cremoso dulche de leche. A voi la scelta, la mia già l’avete capita! :) Il solito discorso tanto ormai ho fatto 30… Che scusa bella e buona!

Torta cioccolato, dulce de leche e noci pecan2

TORTA CIOCCOLATO, DULCE DE LECHE E NOCI PECAN

200 gr noci pecan
120 gr cioccolato fondente
115 gr burro
100 gr zucchero
3 uova
un pizzico di sale

Ammorbidire il burro e la cioccolata tritata a bagnomaria, ottenuto un composta morbido lasciar intiepidire. Aggiungere le uova una ad una mescolando, poi unire lo zucchero il sale mescolare bene fino a che il composto non monta un pochino. Tostare le noci pecan in forno per qualche minuto e tritarle finemente prima di unirle al composto al cioccolato. Disporre l’impasto in una tortiera (io una quadrata da 24 cm) e cuocere a 175° per 45 minuti. Lasciar raffreddare e poi guarnire con zucchero a velo o dulce de leche.

La ricetta del dulce de leche non tarderà ad arrivare... Stay tuned!

Torta pasta di mandorle e pistacchi di Bronte

Torta pasta di mandorle e pistacchi


L'acquisto di quel panetto di pasta di mandarle mi aveva mandato in sollucchero vuoi perchè il ricordo della pasta di mandorle per me è legato alla Pasqua e a quegli agnellini tipici del leccese, vuoi perchè l'associo ai mitici dolcetti siciliani per cui da piccola (e perchè adesso no?) impazzivo letteralmente.
Una volta acquistata, dopo l'entusiasmo iniziale, mi sono chiesta più volte che impiego avrei potuto trovargli e così è rimasta parcheggiata per un pò in dispensa senza deciderne l'esatto utilizzo. Sapete? Pare che Mirò quando scegliesse un pezzo per le sue sculture, già il pezzo di per se sapeva che sarebbe diventato un opera d'arte solo per il fatto di essere stato scelto. Non ho minimamente la pretesa di paragonarmi all'artista ma mi piaceva il parallellismo tra questo e un ingrediente, che a volte, ha proprio il destino di finire in quella preparazione, così come il sasso di Mirò nella sua scultura, perchè era scelto con quel fine. Il fine di questa pasta di mandorla dolce e avvolgente era proprio quello di segnare una nuova amicizia. Ho preparato questa torta con un pò di anzia da prestazione e con molti dubbi, perchè mai sperimentata, in occasione del Foodies in Rome, e x lei in particolare, mi è piaciuto come l'ha definita: "Sembra un amaretto morbido", ed aveva ragione.
La prima volta ho visto questa torta sul suo blog mi è piaciuta subito, la ricetta è americana (non poteva essere da meno in quanto è una vera bomba calorica) ma io non ho resistito nel modificarla e renderla ancora più "sicula" mettendoci anche i pistacchi di Bronte, quelli già usati qui e qui per intenderci. Tuttavia il pistacchio non si sente molto nella preparazione, perciò la prossima volta credo lo ometterò, seguendo la ricetta originale.

TORTA PASTA DI MANDORLE E PISTACCHI DI BRONTE (tortiera da 24 cm)

150 gr di pasta di mandorle
200 gr di burro
200 gr di zucchero
100 gr di pistacchi di Bronte tritati
150 gr di farina
6 uova a temperatura ambiente
1 cucchiaino e 1/2 di lievito per dolci
1 pizzico di sale
zucchero a velo

La cosa migliore sarebbe usare una planetaria, mescolare la pasta di mandorle con lo zucchero e il trito di pistacchio, cercando di far amalgamare gli ingredienti il più possibile. Aggiungere il burro morbidissimo mescolare fino a che l'impasto non diventa omogeneo. Aggiungere una ad una le uova, aspettando che siano amalgamate prima di aggiungere il succesivo.
A parte pesare la farina con il lievito e un pizzico di sale e unire il composto solido setacciandolo all'interno del precedente impasto. Mescolare bene e versare l'impasto inuna tortiera.
Deve cuocere a 160° per un ora e 15 minuti. Lasciar freddare e spolverare con zucchero a velo. Dato l'elevato quantitativo di burro può essere consumata anche per i 5 giorni succesivi senza che perda morbidezza.

Cantine castrocielo

E per terminare un quesito: Ci sarà qualcosa che a questa ragazza proprio non riesce bene? Un Ischitana che si cimenta in preparazioni di cucina romana è inusuale direte voi... Invece anche questa volta per lei un grande successo! L'idea del couscous cacio e pepe l'ho trovata favolosa (ricetta please!). L'aperitivo si è svolto presso l'enoteca:
Cantina Castrocielo
Viale degli Astri, 35 RM
06 520 4979

Romanità a tavola: Pasta e ceci al rosmarino

Pasta e Ceci al rosmarino

La tradizione di cucinare pasta e ceci a Roma è davvero antichissima, sicuramente più della carbonara. E' un piatto tradizionale di Roma, ma anche di tutto il Lazio, i ceci venivano mangiati persino al tempo degli Etruschi e a Roma sono molto diffusi. Una volta venivano cucinati i giorni di “magro”, cioè il venerdì o in quaresima quando si digiunava dalla carne, si usava cucinare questo piatto in abbondanza. Le versioni sono molteplici, variano di famiglia in famiglia c’è la versione più brodosa (la mia) e quella più asciutta.
Sicuramente la cosa che caratterizza di più la pasta e ceci alla romana è l’utilizzo del rosmarino. Ci deve essere, si deve sentire e si deve scartare con le mani quando la fogliolina resta in bocca.
Il trucchetto della nonna? Ammollare i ceci... Continua a leggere su Made in Kitchen

Foodies in Rome

foodies1

Grazie della partecipazione
del calore
dei sorrisi
e delle chiacchiere spensierate che mi hanno riempito il cuore.
Grazie di non avercela con me per la location del pranzo forse… bè, poco romantica!

foodies2


Grazie singolarmente ognuno di voi, blogger non blogger foodlover ed imbucati! :)
Leggere i post che avete scritto mi ha emozionata di nuovo quasi quanto vedere quello sparuto gruppetto alla stazione, tutti armati di mestoli, mano mano crescere minuto per minuto fino ad arrivare quasi a 40 persone. Con alcune ho scambiato solo un “ciao” con altri ho avuto modo di parlare di più anche se non mi è bastato.

Pizzarium

Grazie agli irriducibili dagli stomaci di ferro che sono rimasti a cena e dopo il filetto di baccalà hanno avuto il coraggio di fare una cena completa anche da Sora Margherita.
Grazie a qualcuno in particolare per la scorta di ottimi cioccolati caramelle e liquirizie!
Foodies 3

Le location del primo foodies in Rome:

Pizzarium
Via della Meloria,43 - 06 39745416‎
Via ottaviano,55
Gradi Plato
Via degli Scipioni,15
Piazza dell'Unità,29
Largo dei Librai,88 - 066 864018‎
Piazza delle Cinque Scole,5 - 066 874216‎

E ora...So già che scorderò qualcuno ma ecco in ordine alfabetico noi, i Foodies in Rome 2010:

Organizzatori:
http://elisakittyskitchen.blogspot.com/
http://fiordilatte-appuntidicucina.blogspot.com/
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Interpetation of... Gin Revelation + Events

GIN REVELATION

Quasi vi mancava il post del drink del sabato vero? Ammettetelo ammettelo. Bè in effetti anche a me. Durante questo periodo di fitti appuntamenti romani, assagi qui e degustazioni di lì, devo dire che ho avuto modo di prendere qualche interessante spunto. La preparazione di questo cocktail mi ha proprio incuriosito e ho voluto riprodurlo in versione long drink, forse un tantino più adatto a palati femminili. Non avevo mai utilizzato l'acqua di rose al di fuori dell'ambito "dolci" ed invece è una sopresa scoprire quando questa profumata essenza leghi bene anche in un drink. Le rose conferiscono un tocco di primavera, intanto che aspettiamo che arrivi.

INTERPRETATION OF... GIN REVELATION (x 1 drink)

75 ml di acqua tonica
40 ml di gin
4 gocce di acqua di rose
1 cucchiaio di sambuca
ghiaccio
petali di rosa

Unire gli ingredienti in un mixing glass pieno di ghiaccio mescolare e filtrare in bicchiere da long drinks, aggiungere qualche cubetto di ghiaccio e decorare con un petalo di rosa. Cin cin!

Bombay Sapp

Vi state chiedendo come mai tanto ispirata da questo cocktail? Bè perchè un martedì come tanti in questo inverno romano che stenta a terminare ci siamo ritrovati in quel delle Officine Farneto, gentilmente invitati all'evento del Bombay Sapphire. Partecipazione massiccia di foodblogger romani e non, ad un insolita gara in cui team di chef e barman si sfidavano a creare la miglior combinazione di appetizer e cocktail. Tra assaggini finger e cocktail vari, mentre sbriciavamo curiosi le preparazioni delle ricette, la serata è volata e alla fine son stati decretati i vincitori... Guarda un pò? Romani anche loro: Alessia Dionisi (barman)e Matteo Razzetti (chef)di "Freni e Frizioni" e chi è di Roma sa benissimo di quale locale parlo. Un caro saluto a tutti i presenti in ordine alfabetico: Croce e Delizia - Diario di una passione - Le franc buveur -Mamma che buono ! Senza Panna - TourDeFork - Un tocco di zenzero - Viaggi cucina e... io. A prestissimo!


Mentre state leggendo questo post io credo che sarò presa dall'organizzarmi la giornata dei Foodies in Rome. E' oggi finalmente! Dopo ci riposeremo da email, contatti, tweet e via dicendo, almeno fino a che non si organizzerà il prossimo! :)

Sapete che in totale saremo oltre 40? Una vera invasione della capitale tant'è che hanno già parlato di noi: qui, qui e qui.

Tortine carote e mandorle

Tortine carote e mandorle

Quante ricette avrò provato di queste tortine? Ormai ho perso il conto delle volte che le ho fatte. Poi alla fine vario sempre qualcosa, alleggerisco a volte, non faccio, altre. A seconda di come mi gira, tolgo il burro, metto l’olio, lo yogurt insomma ho cambiato di frequente perché non riesco mai ad esserne pienamente soddisfatta. La questione è: non c’è un modo di far venire queste tortine “asciutte”? Niente da fare sempre umide restano! Magari qualcuno si risponderà, giustamente, ma con le carote Kitty, non possono che venire così … E infatti dico io! Ma ora vi voglio raccontare questa cosa:
A differenza di tanti/e di voi che hanno la mamma che è bravissima in cucina e hanno imparato passo passo da lei a preparare quelle ricette famose che sanno di famiglia, qui a casa mia non posso certo dire che la mia mamma sia una gran cuoca, ossia non cucina affatto. Quindi per una fetta di ciambellone x merenda o colazione andavo dalla nonna, invece a casa c’era il paradiso delle merendine confezionate. Ma ve le ricordate le camille? Ecco le camille a casa mia erano la merenda dell'infanzia. Così arancioni, così morbide, ma anche asciutte. Alla ricerca della ricetta della camilla perfetta, ho fatto numerosissime tortine, che alla fine ho trovato anche nettamente superiori a quelle mezze sfere confezionate, ma quel sapore legato alle mie merende non sono mai riuscita a ricrearlo.
Oramai assuefatta dalle mie versioni delle camille, trovo che tra le tante questa sia una delle migliori, si lo so c’è il burro, io tendo spesso ad evitare, ma fa davvero la differenza secondo me, l’olio con il gusto delicato della carota si sente troppo.

Tortine carote e mandorle open

TORTINE CAROTE E MANDORLE

200 gr di carote bio
250 gr di farina 00
50 gr di farina di mandorle
50 gr di mandole a lamelle
120 gr di burro morbidissimo
120 gr di zucchero
2 uova
1/2 bustina di lievito
2 cucchiaini di cannella in polvere
1/2 scorza d'arancia
10 cucchiai di latte
1 pizzico di sale

50 ml d'acqua
100 gr di zucchero a velo
2 gocce di succo d'arancia
zuccherini per decorare

Preriscaldare il forno a 180°. In una terrina unire le farine con il lievito, e tutti gli ingredienti secchi: zucchero, cannella, sale. Mescolare bene il tutto.
Passare agli ingredienti liquidi: rompere le uova, sbatterle, aggiungere il latte, la scorza d'arancia e il burro fuso. Unire gli ingredienti secchi setacciandoli in quelli liquidi. In ultimo mescolare insieme le mandorle e le carote ben frullate.
Disporre l'impasto nei pirottini, riempirli fino a 3/4 e infornare a 180° per 20 minuti più o meno. Lasciarli raffreddare e nel mentre preparare uno sciroppo con acqua zucchero a velo e 2 gocce di succo d'arancia. Lasciar rapprendere lo sciroppo facendolo bollire 5 minuti e versarlo sulle tortine per inumidirle e far attaccare lo zuccherino.

Aggiornamento: anche la brava fotografa Manuela G*. si è cimentata in questa ricetta, se siete curiosi di vedere il suo bel risultato, prego accomodarsi pure: QUI

Romanità a tavola: La carbonara

Da oggi mi potete leggere anche su Mik, Made in Kitchen ogni martedì con la rubrica: Romanità a tavola:
Inizio una nuova collaborazione, ci racconteremo un pò di cucina romana, giudaico-romana, del lazio e via discorrendo. Avremo occasione di fare un percorso insieme tra i prodotti del territorio i piatti semplici e gagliardi della cucina della mia zona.

Carbonara

Scrive Giuliano Malizia: “La prima fondamentale caratteristica che attribuisce alla cucina romana una personalità tutta sua, è dovuta alle preferenze delle cose genuine e semplici, per cui ogni tentativo di complicazione culinaria internazionali viene allontanato con netto rifiuto” ed è un affermazione che condivido in pieno. Pensate di poter spiegare a Sora Margherita ar ghetto che invece della cotiche potrebbe usare un altro ingrediente? Bè mi resta difficile crederlo.

Per parlare di cucina romana è necessario parlare di “ingredienti fondamentali e indispensabili capaci di rendere palpitante soave e gagliarda ogni pietanza”. Scegliere l’ingrediente con la “i” maiuscola rende qualsiasi piatto anche il più semplice: gagliardo appunto. Per cominciare oggi questo appuntamento con la romanità a tavola ho scelto il piatto più copiato al mondo credo...
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